VENEZIA 59 – "Music for Weddings and Funeral" di Unni Straume (Controcorrente)

Come intrappolata in un edificio-lago di Alvar Aalto la Straume si aggira furtiva nei meandri della narrazione, consapevole dell'ingresso risolutore della guest-star, dietro cui nasconde la debolezza del suo melo familiare, ma conscia della via d'uscita.

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Presentato come la prima prova d'attore di Goran Bregovic, Music for weddings and funerals gioca in realtà sulla sua presenza/assenza. La regista norvegese Unni Straume se ne serve infatti con astuzia per rappresentare il tema del film, lo scontro tra il (dis)ordine scandinavo e il caos balcanico, simboleggiati dal rigore architettonico degli spazi e la carica disordinatrice dei fiati dell'ex collaboratore di Emir Kusturica. Rinviandone di continuo l'ingresso, annunciato da un titolo che rimanda al nome dell'orchestra del compositore serbo, la Straume costruisce un melodramma familiare in cui ogni gesto, ogni movimento, viene investito di una enorme carica simbolica. Ambientato esclusivamente in interni de-umanizzati dalla gelida razionalita' delle linee minimal e dalla glaciale fotografia di Harald Paalgard, il film procede nell'attesa dell'apparizione di Bregovic. Nel mentre si susseguono eventi in cui i personaggi vengono messi a nudo per essere salvati, rivelando la propria natura di 'rigorosi in cerca di disordine', in un'alternanza di eventi tragici e di inevitabili riconciliazioni. Proprio quando i personaggi sembrano essere sul punto di ibernarsi nell'inesorabilita' del dolore, la Straume libera Bregovic, fino a quel punto semplice suggeritore di temi musicali insolitamente tesi, per conferire vitalita' al film. A questo punto ha inizio il Bregovic-show che delizia le protagoniste, proiezione ideale dello spettatore in sala, con l'ondata salvifica delle note di uno dei suoi pezzi piu' celebri. Il momento dello scioglimento dei ghiacci e' arrivato, gli orsi sono probabilmente gia' al riparo,  e' ormai il tempo di un amore che suona piu' improbabile che inaspettato. La piacente scrittrice trova cosi' nel suo ombroso musicista l'unico uomo in grado di aprire una breccia nella sua casa/prigione e di far entrare il calore della luce.  Come intrappolata in un edificio-lago di Alvar Aalto la Straume si aggira furtiva nei meandri della narrazione, consapevole dell'ingresso risolutore della guest-star, dietro cui nasconde la debolezza del suo melo' familiare, ma conscia della via d'uscita.  Ma lo spettatore annoiato se ne e' gia' accorto da tempo…

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