VENEZIA 59 – "Rosa Funzeca" di Aurelio Grimaldi (Eventi speciali)

"Rosa Funzeca" è soprattutto un'opera di personaggi, dove il raggio d'azione più ampio de "Le buttane" si chiude essenzialmente su quello della protagonista. Alla fine questo film di Grimaldi è forse meno disturbante, meno difficile delle opere precedenti. Ma non per questo meno importante.

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Rosa Funzeca potrebbe considerarsi a prima vista come una sorta di remake di Le buttane; le strade dove passeggiano le prostitute (con Ida Di Benedetto ancora protagonista); il bianco e nero della fotografia di Calvesi che tende quasi ad isolare il dettaglio degli sguardi, a segnare una frattura più consistente tra il personaggio e il luogo. In quest'ultima opera di Grimaldi manca forse quella forza provocatoria del suo cinema, quell'accentuazione di un'antirealismo in cui i protagonisti vengono solitamente proiettati istintivamente verso abissi senza uscita da La ribelle (al momento la sua opera migliore) a Nerolio, da Le buttane a Il macellaio e La donna lupo. Rosa Funzeca sembra infatti inserito dentro una struttura narrativa più tradizionale: la vicenda di una prostituta che decide di cambiare vita e di andare a vivere a Napoli con il figlio adolescente (questi era precedentemente vissuto in un istituto di preti).

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Emerge comunque, come spesso avviene nel cinema del cineasta siciliano, quella forza tragica nell'utopia e nell'impossibilità di una redenzione. La luce esalta il contrasto tra bianco e nero, si scaglia con potenza sui corpi, racchiusa dentro inquadrature chiuse, dove si accentua quel malessere d'amore quasi fisico nel rapporto tra madre e figlio. Come il Pasolini di Mamma Roma il dato oggettivo (l'ambiente deterministico in cui vivono Rosa e suo figlio) viene rielaborato e trasformato da una messinscena forte, che fa sentire prepotentemente e lascia prevalere la recitazione degli attori. Lo sguardo finale tra madre e figlio, prima del tragico epilogo, dimostra come Grimaldi riesca a "costruire" il tradimento, elaborandolo già prima di materializzarlo visivamente, con gli occhi e il viso che appaiono ridefiniti dal trucco.


Non mancano frammenti del cinema politico che Grimaldi ha realizzato come sceneggiatore (da Mery per sempre di Risi a Uomo di rispetto di Damiani), soprattutto nella tematica del denaro come necessaria corruzione dell'anima. Ma Rosa Funzeca è soprattutto un'opera di personaggi, dove il raggio d'azione più ampio de Le buttane si chiude essenzialmente su quello della protagonista. Alla fine questo film di Grimaldi è forse meno disturbante, meno difficile delle opere precedenti. Ma non per questo meno importante.

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