VENEZIA 68 – "Un film sulla solitudine del mondo maschile." Incontro con Tomas Alfredson e il cast di "Tinker, Tailor, Soldier, Spy"


Tomas Alfredson incontra la stampa del festival di Venezia, letteralmente circondato da un cast eccezionale. Gary Oldman, Colin Firth, John Hurt, Benedict Cumberbacht, Mark Strong e lo sceneggiatore Peter Straughan. Il suo film in concorso è "Tinker, Tailor, Soldier, Spy", tratto dall'omonimo romanzo di John Le Carrè, da noi in Italia tradotto con il titolo "La talpa". Stesso titolo che avrà l'adattamente cinematrografico qui da noi

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Tomas Alfredson incontra la stampa del festival di Venezia, letteralmente circondato da un cast eccezionale. Gary Oldman, Colin Firth, John Hurt, Benedict Cumberbacht, Mark Strong e lo sceneggiatore Peter Straughan. Il suo film in concorso è "Tinker, Tailor, Soldier, Spy", tratto dall'omonimo romanzo di John Le Carrè, da noi in Italia tradotto con il titolo "La talpa". Stesso titolo che avrà l'adattamente cinematrografico qui da noi.

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Per Gary Oldman: avete portato in vita dei personaggi umani profondi e reticenti, chi ha letto il libro sa che
on si esprimono verbalmente ma con i gesti e le espressioni del volto, quant’è stato difficile interpretare qualcuno così emotivo senza troppe parole? Lei ha fatto molti film in cui interpretava personaggi arrabbiati, aggressivi, non crede che sia davvero strano fare qualcuno così calmo e silenzioso, perché lo ha scelto?

Gary Oldman
: sì, ho portato spesso sullo schermo dei personaggi aggressivi, emotivamente e fisicamente agitati, ed è stata una grande opportunità recitare qualcosa di così diverso. Come attori si è alla mercé dell’industria e, soprattutto, della fantasia di chi ti dà la parte. Chris Nolan ha avuto fantasia nel pensare a me come commissario, anche questa è un’opportunità di dimostrare qualcosa che prima non avevo fatto, per fortuna Alfredson mi ha dato questa parte. Con ruoli come questi, parlo per me, abbiamo la fortuna di avere questa fonte di ispirazione primaria, il libro, che è come una cartina stradale da seguire, non ho lavorato molto al di fuori del libro e della sceneggiatura.
 
Per Gary Oldman: lei ha fatto tanti film d’azione, questo sembra più una produzione europea, in particolare la storia, c’è tanto di british in essa, le chiedo come è stato recitare il ruolo.
Gary Oldman: è stato bello tornare in Inghilterra e lavorare con Thomas e con questo cast, siamo tutti fan del lavoro degli altri. Ricordo la mattina in cui tutti eravamo seduti intorno a questo tavolo, ero in estasi guardando gli altri interpreti, persone che ammiravo da anni, ero nervoso al pensiero di incontrare John.
 
Per Tomas Alfredson: un film sulla guerra fredda, girato da uno svedese, un paese neutrale, non da un inglese. Sarebbe stato un film diverso fatto da un inglese?

Tomas Alfredson
: ricordo gli anni ‘60 e’ 70, la Svezia era a metà strada della cortina di ferro, neutrali sì ma vicino all’Unione Sovietica. Non so perché uno straniero dovrebbe essere migliore nell’interpretare i testi di Le Carrè piuttosto che un inglese. Ho forti ricordi di quel periodo in Inghilterra, un paese che soffriva le conseguenze della guerra vera, la seconda mondiale, qualcun altro dovrebbe giudicare se il mio punto di vista sia più interessante di quello di un britannico.
 
Per Colin Firth: è un film lento, richiede impegno e intelligenza da parte del pubblico, può andar bene per il grande pubblico?
Colin Firth: c’è un po’ la tendenza a sottostimare il pubblico, sicuramente piacerà, ne sono convinto. Sono ottimista, secondo me avrà un pubblico enorme.
 
Per Benedict Cumberbatch: la sua carriera secondo me si sta sviluppando benissimo, come ci si sente a svolgere questo ruolo nel cinema britannico, dopo aver vestito i panni di Sherlock Holmes?
Benedict Cumberbacht: è stato meraviglioso chiedermi di partecipare a questo film. Questo è il ruolo che si vuole rivestire come attore, si gioca sulle sfumature e i mutamenti del personaggio, cercando di mettere in evidenza una serie di sottigliezze nel personaggio. Mi sto divertendo nella mia carriera, è un enorme privilegio essere qui, spero di aver fatto bene il mio lavoro, è un ottimo momento per me.
 
Per Colin Firth: dopo aver vinto l’oscar, le persone saranno sorprese che lei non è protagonista. È cambiato qualcosa nelle sue aspettative, come mai ha accettato questo ruolo?
Colin Firth: non è cambiato molto nella mia vita, ho fatto la cosa migliore che mi veniva offerta, scelto il piatto migliore dal menù. E’ stato bello fare qualcosa in cui potevo affondare i denti, dopo  tutto quello che ho fatto l’anno scorso, si sposava con le mie aspettative.
 
 
Per John Hurt: forse lei è l’unico del cast che ha vissuto la guerra fredda, può confrontare il cinema di allora con quello di adesso?
John Hurt : sicuramente c’ero a quei tempi, ha ragione. La sensazione che ho vissuto è stata strana, c’ero già anche al tempo della guerra vera. Ovviamente l’industria è cambiata, si è passato dal bianco e nero al colore, per esempio. Durante quel periodo c’era una nevrosi pazzesca, tutto questo è stato catturato egregiamente da Le Carrè, lo scrittore migliore per questo genere, La talpa è il suo capolavoro. È stato un grande privilegio partecipare a questo film. Osservare la precisione e l’accuratezza con cui è stato messa in scena.
 
Per Benedict Cumberbacht e Mark Strong: nel cinema gli ageNti speciali sono stati spesso degli 007, agenti segreti molto affascinati e pieni di conquiste. Qui invece sono senza donne,  senza una vita privata, amore o amicizia; dove avete trovato le motivazioni per calarvi in questi ruoli?
Benedict Cumberbacht: questo film è quasi un saggio per molti versi, sul fatto di essere un uomo, su un posto di lavoro fuori dall’ordinario, in generale sulla solitudine nel mondo maschile. Si è alleati con se stessi, si può decidere di fare affidamento sui colleghi, ma fondamentalmente si è soli. Ci sono dei paralleli con la vita sì. Nell’approccio al personaggio, ho tratto ispirazione dal libro e da ciò che voleva Thomas, soprattutto per capire il perché di questo forte elemento di lealtà, oltre che di sacrificio personale.
Mark Strong: la fonte ci dice quali sono i personaggi, il romanzo ti permette di capire che queste persone sono sole, la loro vita è dura. Mi piace che ci sia una scena costruita esclusivamente per il film, quella del party. Ci  permette di vedere come queste persone siano sempre nel proprio mondo anche se stanno insieme, finiscono per diventare l’agnello sacrificale di quella pace agognata e raggiunta. Ringrazio Thomas di avermi dato possibilità di partecipare.
 
Per Tomas Alfredson: è stato difficile adattare il romanzo di Le Carrè, come ha fatto, come ha deciso cosa lasciare e cosa togliere?
Tomas Alfredson: quando mi è stato chiesto di fare questo film, quando ho letto il libro, era chiaro che bisognava riadattarlo, trovare un tema, un filo conduttore da seguire all’interno del libro. Non è mai possibile fare un film da un libro piuttosto bisogna operare una scelta dei temi di affrontare. Grande lavoro da parte del cast, straordinario vedere come sono riusciti a tirar fuori i loro personaggi dalla sceneggiatura.
Interviene lo sceneggiatore Peter Straughan: durante il processo di adattamento era sempre possibile tornare al libro per trovare indicazioni, è stato di enorme aiuto. Praticamente tutte le cose che non erano nel romanzo sono state tratte da aneddoti che l’autore ci ha raccontato.
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