VENEZIA 71 – Perez. e quella zona grigia della malavita


Il cinema italiano di genere va forte quest'anno a Venezia. Dopo Anime nere e Senza nessuna pietà arriva Perez. di Edoardo De Angelis e interpretato da Luca Zingaretti. Un'opera di cui forse tra un anno potremo vedere un remake hollywoodiano.

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E' l'anno del cinema italiano di genere a Venezia, dopo Anime Nere di Munzi e Senza nessuna pietà. Presentato oggi in fuori concorso Perez. di Edoardo De Angelis, con Luca Zingaretti, Marco D'Amore e l'esordiente Simona Tabasco.

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Perchè c'è il punto dopo il titolo?

De Angelis: Perché è la storia di un uomo che torna in possesso della propria identità Dopo il suo cognome non c'è altro.

E' vero che si farà un remake americano?

Verga: Un anno fa mandammo in giro la sceneggiatura per trovare finanziamenti. Lo script passò tra le mani di Stefano Durante che è un produttore italiano che lavora molto in America e che ha trovato la storia interessante e adatta a qualsiasi contesto. Speriamo che la cosa vada in porto nel giro di uno o due anni.

La sensazione è che il cinema italiano stia trovando nuove angolazioni per raccontare la mafia, sia nelle desccrrizioni psicologiche che nelle location. E' così?

De Angelis: Volevo affrontare un punto di vista personale, dare un taglio realistico alla vicenda e raccontare un personaggio normale che si trova ad avere a che fare con il mondo dell'illegalità. C'è una zona grigia nella vita quotidiana in cui le persone perbene e i criminali si trovano a entrare in contatto. Ricordo che un giorno assistendo a un processo mafioso sentii un avvocato dire al giudice che se lo avesse voluto avrebbe potuto tranquillamente entrare le mondo della criminalità per l'ambiente e le conoscenze che aveva. Fu una frase che mi colpì molto.Per quanto riuarda l'ambientazione cercavo qualcosa di nuovo e ho pensato che il  luogo migliore fosse il Centro Direzionale a Napoli. E' un posto emblematico, perchè  è costato tanti soldi, doveva essere il cuore pulsante di un rinnovamento della città e oggi è praticamente semivuoto, asettico.
 

Nel finale che significato può avere il fatto che il protagonista decida di chiudere gli occhi?

De Angelis: Se ci fate caso nel film lui non dorme mai. Non ne ha il tempo è costretto a muoversi continuamente per sistemare le cose. Riesce a farlo solo alla fine, quando tutto è finito.

Che lavoro hai compiuto sul tuo personaggio?

Zingaretti: Il Centro Direzionale è un luogo strano e sinistro, fatto di ambienti vuoti. Più che relazionarmi al luogo mi sono rapportato alla sceneggiatura. Sono rimasto intrigato immediatamente dalla storia, sin dalla prima pagina. Di questo personaggio mi commuoveva l'idea della rinascita che è un elemento che trovo sempre molto interessante. Lui all'inizio è un uomo che si è lasciato andare ma che a un certo punto riscopre se stesso. Succede qualcosa che lo costringe a rientrare nella vita. E' una palingenesi. Succede a tutti di ripartire.
 

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