#Venezia72 – Human, la sfida di Yann Arthus-Bertrand

Tre anni di lavorazione con 110 riprese in 60 paesi, 2.020 interviste in 63 lingue, più di 500 ore di filmati aerei. Il grande fotografo e regista francese ci racconta il suo ambiziosissimo progetto

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Home è stato visto da più di 600 milioni di persone nel mondo. E a sei anni di distanza Yann Arthus-Bertrand, grande fotografo francese e specialista di riprese aeree porta sullo schermo il suo ambiziosissimo progetto, Human, racconto di storie e immagini del nostro mondo. I temi sono l’odio e la violenza ma anche l’amore e la felicità. Un film politico, con testimonianze a cuore aperto. Un lavoro che ha richiesto tre anni per essere stato portato a termine con 110 riprese in 60 paesi, 2.020 interviste in 63 lingue, più di 500 ore di filmati aerei.

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Lo Human Day sarà il 12 settembre quanto il film sarà presentato al Festival di Venezia, proiettato in anteprima alle Nazioni Unite e diffuso su Youtube in 6 lingue (inglese, russo spagnolo, portoghese, arabo e francese).

“Siamo circondati dalle immagini di guerra in tv – ha subito sottolineato Yann Arthus-Bertrand – come per esempio quelle della guerra in Siria. Ed è forse per questo che non siamo più abituati a vederle al cinema”. Poi aggiunge: “Oggi come si possono uccidere dei bambini e accettare questa cosa? Il mondo va molto più veloce. La crisi economica e quella dell’ambiente sono due elementi che ci condizionano. Spero che questo film possa invitare a guardarlo con meno scetticismo”.

human di yann arthus-bertrand“Questo è un film politico – aggiunge poi il fotografo e cineasta – e mi ha colpito la frase di un bambino verso la fine del film quando dice che ‘tutti sono in missione sulla terra’. Ecco, questa è una domanda che bisogna porsi più spesso. Noi abbiamo troppo. C’è gente invece che non ha il minimo indispensabile. E neanche i diritti minimi. Obama, per esempio, è stato in Sudan, un paese dove l’omosessualità è condannata a morte”. Quindi, un invito e un avvertimento: “Bisogna guardare il mondo con gli occhi aperti. E tra e cose su cui bisogna essere vigili c’è quella della crisi climatica”.

Il materiale utilizzato è imponente: “E quello che c’è in questo film è solo l’uno per mille. Sarebbe potuto durare anche 12 ore”.

È l’uomo che decide quello che può fare: “Si, è così, non possiamo pensare di delegare sempre qualcun’ altro”. Tra le cose che hanno scioccato Arthus-Bertrand c’è quella “della gente che ama la guerra e trova piacere quando uccide”.

Un film che lo ha particolarmente ispirato per Human è Three of Life di Terrence Malick. “Lì ho capito che potevo fare un film che potesse mostrare anche la bellezza del mondo”. Molte sono le storie che lo hanno colpito. Tra queste c’è quella della “ragazza omosessuale africana che è terribile”. Ci si chiede quale atteggiamento hanno avuto molte delle persone che hanno raccontato le loro storie davanti la telecamera: “Ho detto a tutti che le loro storie sarebbero state viste da molte persone. E una donna pakistana, che veniva picchiata dal marito, mi ha detto di non inserire quello che aveva detto”.

Prima di Venezia, Yann Arthus-Bertrand aveva puntato a Cannes: “Fremont però mi ha detto che il film era troppo lungo. Ed è stata la stessa opinione di molti, tra cui diversi produttori”. Non sarà lungo invece per la giornata del 12 settembre. Quando negli Stati Uniti sarà presentato anche su uno schermo di 25 metri.

 

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