"Veronica Guerin – Il prezzo del coraggio", di Joel Schumacher

Denuncia e martirio. L'equilibrio scritturale è in bilico tra una storia vera sul coraggio e una rappresentazione modellistica sul senso del dovere. Schumacher ritrova il gusto di frugare e scandagliare realtà con doppia esposizione: è una donna in linea contro i criminali ed è un Paese europeo di "prima fascia" che rischia il baratro.

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Sarà stata anche sgrammaticata e irriguardosa, secondo i suoi colleghi, ma Veronica Guerin (Cate Blanchett), con la sua condotta estrema, ha scosso l'opinione pubblica e rivoluzionato l'assetto legislativo del suo Paese. Negli anni '90 a Dublino la giornalista del "Sunday Indipendent" era famosa quanto il suo idolo Cantona del Manchester United. Un genio del pallone, irascibile, indomabile, capace di scuotere dentro e fuori dal rettangolo di gioco i ben pensanti, coloro che scelgono comunque uno schieramento coperto e passivo, perché importante è innanzitutto non prenderle. Dopo aver attraversato quartieri coperti di siringhe, aver scovato "comuni" di giovani drogati, aver avvicinato chi vende morte, si torna a casa, in famiglia, si indossa la maglia della squadra del cuore per dare quattro calci ai tormenti, alle angosce. Veronica Guerin è in prima linea perché non può farne a meno: è il suo mestiere. È come se si chiedesse ad un pilota di Formula Uno di sollevare il piede dall'acceleratore. Sarebbe un ossimoro, sarebbe rinunciare all'imperativo categorico. Denuncia e martirio. L'equilibrio scritturale è in bilico tra una storia vera sul coraggio e una rappresentazione "modellistica" sul senso del dovere. Schumacher ritrova il gusto di frugare e scandagliare realtà con doppia esposizione: è una donna in linea contro i criminali ed è un Paese europeo di "prima fascia" che rischia il baratro. Rovesciamento dei ruoli: la denuncia non si spinge a smascherare i poteri forti celati nel "grande affare", ma è indirizzata sostanzialmente alla scoperta delle verità interiori, dei valori assoluti. Metacognizione esistenziale: il martirio è corpo propulsivo per mobilitare la massa. L'incipit come l'epilogo: solo 100 sterline di multa per guida spericolata e una catasta di multe per sosta vietata. Veronica corre felice sulla strada e telefona colleghi e parenti. Al primo incrocio, una moto nera si accosta e…  L'esecuzione si compie con il rosso: tutti fermi ad assistere. Testa e coda coincidono perchè è storia, è vita. Solo gli spari sono aggiunti al finale come sublimazione dell'atto ipertestuale. Il film è gonfio di linfa irlandese: dalle musiche degli U2, Sinead O'Connor e Celtic Songs, all'inserimento di ottimi attori teatrali e cinematografici.  L'ambientazione esterna originale conferisce l'aspetto reale, che probabilmente si cercava, ma non quello "duro". Non che vi sia un'eccessiva patinatura di maniera ma manca forse quel taglio documentaristico che avrebbe fatto salire il coinvolgimento emotivo. Lo stesso impianto investigativo non  sembra interessare particolarmente il regista, preso in particolare dal concetto di sacrificio come estremo rimedio per rianimare le coscienze subissate. Schumacher da sempre è in linea con gli assassini della morale, con gli inquieti mondi dell'illegalità, ma anche con procacciatori di successi mediatici sicuri (il produttore è Jerry Bruckheimer) che sono maestri per consolidati dosaggi manageriali.          

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Titolo originale: Veronica Guerin
Regia: Joel Schumacher
Sceneggiatura: Carol Doyle, Mary Agnes Donoghue
Fotografia: Brendan Galvin
Montaggio: David Gamble, A.C.E.
Musiche: Harry Gregson-Williams
Scenografie: Nathan Crowley
Costumi: Joan Bergin
Interpreti: Cate Blanchett (Veronica Guerin), Gerard McSorley (John Gilligan), Ciaran Hinds (John Traynor), Brenda Fricker (Bernie Guerin), Don Wycherley (Chris Mulligan), Barry Barnes (Graham Turley), Simon OìDriscoll (Cathal Turley)
Produzione: Touchstone Pictures, Jerry Bruckheimer Films
Distribuzione: Buena Vista International Italia
Durata: 100'
Origine: Gran Bretagna/Irlanda/Usa, 2003
       

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