VIDEOCLIP – "Black Hole Sun", Soundgarden

Black Hole Sun 

Ghigni distorti, colori iperrealistici, corpi di plastica. L’altro lato del sogno americano, un “vuoto senza speranza” colmato da merci ed oggetti, immagini e pubblicità. La deformazione visiva come strumento per scardinare l’atroce illusione di una vita perfetta.

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Black Hole Sun Quando si sono messi in viaggio per Las Vegas, per “scovare il sogno americano”, Raoul Duke e il Dottor Gonzo non hanno dimenticato di stipare all’interno di una valigetta quante più droghe possibili, con una non indifferente predilezione per gli allucinogeni. Il tentativo era di arrivare al cuore del sogno americano attraverso la strada più difficile, il disgusto e la paura sintetiche dovevano prendere il posto delle visoni pacifiche dei figli dei fiori, bisognava vedere cosa si nascondesse dall’altra parte, sotto la plastica e le luci, per accorgersi che la realtà era un’allucinazione ancora più disgustosa di quella che tutte le droghe di questo mondo avrebbero potuto creare. I Soundgarden, con il video di Black Hole Sun, diretto da Howard Greenhalgh, compiono un’operazione simile. Le immagini della provincia americana, della sua quiete apparente, del suo ordine, dei suoi colori così brillanti (già magistralmente incorniciati da Lynch nelle sequenze di apertura di Blue Velvet) cedono ben presto il posto a quelle dei volti di coloro che vi abitano. Non allegre famigliole ma freak che sembrano usciti fuori da qualche grottesco circo. I loro visi sorridenti si distorcono in lisergici ghigni che mostrano attraverso la deformazione visiva quella reale, interiore, di anime perdute nell’inferno del consumismo. L’immagine è basilare nella costruzione dell'illusione di uno stile di vita. L'immagine, sublimata dalla pubblicità, detta regole e comportamenti, modi di fare e di pensare, il meccanismo è quello di un'omologazione imperante, in cui essere e apparire divengono la stessa identica cosa. Le donne di casa e le vecchie signore, con i loro folli sorrisi, sembrano essere state drogate con qualche soluzione chimica inventata dal Joker di Jack Nicholson, uomini a quattro zampe si sottomettono al controllo e al potere della televisione (lo strumento privilegiato attraverso cui esercitare la manipolazione mentale delle persone) le case a schiera e i giardini immacolati si alternano ad inquadrature dei Soundgarden sotto un cielo che si muove in maniera innaturale, la loro posizione privilegiata, ripresa dal basso, trasmette una sensazione di estraneità del gruppo rispetto a quanto le immagini precedenti hanno mostrato. I Soundgarden osservano imperscrutabili (continuando a suonare, a produrre musica) l’atroce trasformazione del sogno americano, la sua vera natura. Una bambola che brucia su uno spiedo, una bambina che inizia a vomitare, come in un viaggio andato a male le visioni si fanno sempre più orrende. Poi arriva l’apocalisse, il sole si spegne, vortici d’aria e lampi, il mondo che crolla, la musica che si abbatte con tutta la sua potenza contro l’ipocrisia della società. Per portare alla luce quell’orrore che striscia e pulsa dove le illusioni (e le promesse) sono più appetitose.

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