Vito Hannibal Acconci e l’empatia degli spazi

Acconci è l’homo ludens del ventesimo secolo: attingere dagli istinti giocosi di elaborazione, competenza e maestria, in ogni atto quotidiano. A pochi giorni dalla sua scomparsa…

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Ci ha lasciati qualche giorno fa, a 77 anni, il pioniere della body art, tra i più autorevoli artisti statunitensi del secolo scorso. Poeta, architetto, performer, sempre al limite delle interferenze di sguardo, prospettive. Si masturba poeticamente tra il pubblico, penetrando il privato. Con la parola ha un rapporto monco, rinviando sempre il senso al pensiero, che sorvola lo spazio creativo, planando dolcemente sul movimento. “Preferisco l’atmosfera della periferia, perché la periferia americana crea l’illusione della privacy e del benessere. La tua casa, la tua staccionata, il tuo prato. Ma questa illusione impedisce alla gente di comunicare, incontrarsi, discutere e, possibilmente , di cambiare le cose. La gente che vive nelle periferie non farà mai la rivoluzione. Molti dei mie lavori risaltano, smembrano, aprono questi piccoli ambienti privati, nel tentativo di far capire che il comfort può trasformarsi nella tua tomba. La casa, la macchina sono dove l’individuo isola se stesso”. Following Piece, seguendo un “io”, per la strada, smarginando lo spazio chiuso dei musei, delle gallerie, perché l’arte non deve patire il contatto esterno, chiudersi per difendersi. Acconci non contempla la sua arte, la lascia scorrere nello spazio quotidiano, perché ha bisogno di condividerla, poterla raccontare anche nelle fasi di elaborazione, senza mai lasciare inspiegabile l’astratto processo creativo.

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03-vito-acconci-theme-song-1973-jpgNei suoi “minimal” si ritrova probabilmente la sua essenza, lavori in cui definitivamente la dilatazione è definitiva, schiacciando scarafaggi sulla sua pelle. E poi, l’architettura, opere multisensoriali che ha luogo attraverso quei ritmi e modi dal lungo pedigree evolutivo. Non prima di Diary of a body 1969-1973, la bibbia, la pubblica masturbazione politica su anni dolorosi e incendiari. Siamo soliti dire a noi stessi “liberiamo le nostre menti” dalla spazzatura inutile se vogliamo pensare in modo creativo ed essere in sintonia con i ritmi della vita. Bene, Acconci è colui che ha reso possibile tutto ciò, come essere incarnato che sperimenta un ambiente costruito principalmente e originariamente in termini emotivi. Acconci è l’homo ludens del ventesimo secolo: attingere dagli istinti giocosi di elaborazione, competenza e maestria, in ogni atto quotidiano. Si tratta di impulsi biologici di primaria importanza. I ritmi articolati nelle nostre moderne opere teatrali, musicali, letterarie, architettoniche, cinematografiche sono i mezzi con cui rappresentiamo questi istinti, non passivamente, ma come sempre più elaborati modelli per vivere. Ecco, il corpo deve essere considerato come il soggetto della cultura e quindi il fondamento essenziale della cultura.

Uccidere il mio passato: assassinio: ecco cosa penso degli alberghi: uno ci va quando ha intenzione di ammazzare un presidente…

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