"I guardiani della notte", di Timur Bekmambetov

Il fantasy russo è come l'emissario di un lago troppo colmo, nel quale le tensioni collettive di una società dilaniata dalla criminalità e dalla violenza possono scaricarsi pacificamente.

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L'enorme successo commerciale ottenuto da I guardiani della notte in patria si spiega con un evidente desiderio di mimesi culturale e di normalizzazione del popolo russo. In un paese annichilito da vicende come quelle avvenute nel Teatro di Mosca e nella scuola di Beslan, dove il ribaltamento dei ruoli porta i salvatori a rivelarsi assassini, ed in cui l'infiltrazione della criminalità organizzata è diffusa tanto da permetterle di controllare buona parte delle imprese private, dei centri di potere pubblico e delle banche, il cinema diventa come l'emissario di un lago dall'invaso troppo colmo, nel quale le tensioni collettive trovano la possibilità di scaricarsi in maniera pacifica.
La storia fantasy ideata da Sergey Lukyanenko, giovane scrittore kazako naturalizzato moscovita, in cui Bene e Male si affrontano continuamente, in universi contemporanei e paralleli a quelli in cui fluisce la normale esistenza umana, ed in cui il bilanciamento delle forze positive e negative è in eterna discussione, non poteva quindi non colpire l'immaginario degli spettatori russi. Specialmente quando il dispiegamento di mezzi produttivi, pur rimanendo lontano da quelli del blockbuster americano d'azione, permette al regista di offrire il suo prodotto al di fuori dei ristretti ambiti commerciali nazionali. Lo sguardo di un regista di spot e video come Bekmambetov, abituato ad imitare i parametri espressivi dominanti nella cultura del consumo, costituisce così allo stesso tempo una sorta di contraltare russo e una dichiarazione di adesione viscerale all'egemonia occidentale. Solo che la tempesta espressiva di Bekmambetov ne ha condotto l'azione direttamente verso l'intasamento sensoriale; l'inquadratura straripante, il montaggio convulso, la colonna sonora sopra le righe, costruiscono nell'insieme un'architettura barocca, appesantita da particolari superflui e da artifici stilistici: presuntuosa quanto estenuante alla visione.

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Titolo originale: Nochnoy dozor
Regia: Timur Bekmambetov
Interpreti: Konstantin Khabensky, Vladimir Menshov, Valery Zolotukhin, Maria Poroshina, Galina Tunina, Alexei Chadov
Distribuzione: Twentieth Century Fox
Durata: 75'
Origine: Russia, 2004

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