LIBRI DI CINEMA – "La visione negata. Il cinema di Michael Haneke", di Fabrizio Fogliato
Il primo testo critico italiano dedicato a Michael Haneke cerca di catturare il suo “cinema della crudeltà” a partire dal linguaggio artaudiano, collocandolo al centro di uno “sguardo austriaco” che insegue la presa di coscienza del reale, sfiorando la letteratura di Bernhard e Jelinek, lo slancio degli Azionisti viennesi, una “pornografia spaziale” che getta le coordinate del desolante vivere moderno, comune a Ulrich Seidl. Tutti i film in 16 capitoli, interviste e un saggio di Haneke su Bresson. Nella collana Viaggio in Italia di Falsopiano.
Fabrizio Fogliato
Edizioni Falsopiano
Finito di stampare nel mese di dicembre 2008
Pag. 160 – 15,00 euro
IL testo di Fabrizio Fogliato, collaboratore di Nocturno, autore sempre per Falsopiano di Flesh and redemption. Il cinema di Abel Ferrara (2006) e di Saw. Analisi di un successo annunciato (2008) per Morpheo Edizioni, partendo proprio dal linguaggio artaudiano cerca di catturare il “cinema della crudeltà” di Michael Haneke attraverso il suo carattere di messinscena teatrale, rigorosa ma ferocemente parodica, che rifiuta di ottimizzare il rapporto con lo spettatore e lo coinvolge invece in un esercizio di presa di coscienza del reale: dell’avvenuta mercificazione del corpo, del consumo della violenza mediatica, consumo che ovviamente avviene solo a distanza di sicurezza (p. 58).
Alcune costanti del lavoro di Haneke come “visione negata” – la fissità dell’immagine come in Bresson, l’utilizzo diegetico della musica, l’utilizzo hitchockiano della suspence, la caratterizzazione dello spazio vitale dell’uomo sempre minacciato dall’esterno, e soprattutto dall’interno, vengono collocate anche all’interno di un cinema (Von Stroheim, Von Sterberg, Ulrich Seidl – a quest’ultimo sono dedicati ampi richiami, sul terreno di un cinema comune a quello di Haneke, nel nome di una “pornografia spaziale” che ritrae lo spazio desolante del vivere moderno, p. 116-117) uno slancio artistico (Hermann Nitsch, Otto Muehl, Gunter Brus) e una grande tradizione letteraria (Thomas Bernhard, Elfriede Jelinek) che hanno saputo gettare uno sguardo spietato su una società fortemente repressa, incapace di amare o solo di comunicare, disperatamente occupata a covare di sé un’immagine edificante (quella austriaca; ma il discorso è universale, e nello specifico, umano).
Se il linguaggio di molti di questi artisti è effettivamente e profondamente vicino alla matrice filosofica del cinema di Haneke, il paragone dell’autore con Hostel di Eli Roth (pp. 23-24) – quest’ultimo renderebbe esplicito un orrore “contemporaneo” che Haneke mantiene implicito – è francamente poco condivisibile (non sono solo gli esiti, realmente disturbanti in Haneke, fiacchi in Roth, ma proprio le esigenze alla radice del cinema dei due ad essere praticamente opposte) e alcune chiavi di lettura suscitano perplessità (l’allontanamento finale della Pianista sarebbe una via di fuga e un riconsegnarsi alla vita). Tuttavia, il testo analizza con grande completezza tutta l’opera del regista, dedicando un ampio spazio alle sue riflessioni e dichiarazioni d’intenti, non solo nell’appendice dedicata scritti d’autore, tra cui un saggio di Haneke su Au hasard Balthazar di Bresson, e interviste, in tutto 40 pagine di grande interesse a fine testo – ma anche lungo i 16 capitoli che trattano l’intera filmografia, dalla “trilogia glaciale” (Der Siebente Kontinent, Benny’s Video e 71 Fragmente einer Cronologie des Zufalls) a Funny Games (con due interventi, giustamente distinti, per il film del 1997 e per Funny Games U.S., dove Fogliato nota come già la sigla del titolo assume una particolare importanza teorica); da Code Inconnu, ritratto di reazioni a un “nemico che non c’è” (p. 113), a Le temp du loup, “fortezza Bastiani di buzzatiana memoria e luogo beckettiano dove si attende un treno che, forse, non arriverà mai” (p. 144).
Si raccontano la “guerra civile” del quotidiano, lo spazio “civile” in cui gesti, nutrimento, ricerca di surrogati della fede, edificazione di una famiglia, strategie piccolo-borghesi non rivelano che l’impossibilità di interazione con un io definito e di contatto con un altro qualsiasi, l’autodistruttività, il voyeurismo (del passante e dello spettatore) e il senso di colpa individuale e collettivo (Caché). Sono esaminate anche le elaborazioni personali del regista austriaco, sempre in chiave esistenziale, dei romanzi di Joseph Roth (Die Rebellion), Franz Kafka (Das Schloss), della stessa Jelinek (
A completare il testo, note curate, filmografia e bibliografia.
INDICE
Nota editoriale
di Fabio Francione p. 11
Capitolo primo: La visione negata p. 13
Esercizi crudeli p. 13
Frammenti dal passato p. 17
Austria infelix p. 20
Capitolo secondo: Michael Haneke p. 25
Ritratto di un regista “contro” p. 25
Spostamenti progressivi del dolore p. 28
Capitolo terzo: La trilogia glaciale p. 34
“Guerra civile” minuto per minuto p. 34
Apartament complex p. 36
Il lato estremo dell’interazione p. 42
Capitolo quarto: Der Siebente Kontinent p. 45
La strada maestra che conduce alla morte p. 45
Architettura della solitudine p. 48
Il logaritmo della follia p. 50
Capitolo quinto: Benny’s video p. 54
Programmato per uccidere p. 45
L’ossimoro dello sguardo p. 45
Transmediatico p. 45
Capitolo sesto: Die rebellion p. 65
Der Letze Mann p. 65
Österreich Decadence p. 69
Capitolo settimo: 71 Fragmente einer cronologie des zufalls p. 76
Amore e morte nel giardino della quotidianità p. 76
Il diavolo probabilmente… p. 81
Trans-europe-express p. 83
Capitolo ottavo: Das Schloss p. 85
Partitura incompiuta per un passaggio televisivo p. 85
Il puzzle dell’assurdo p. 88
Capitolo nono: Funny Games: l’archetipo della crudeltà p. 91
Quando i “clowns” bussano alla tua porta p. 91
Irreversibile p. 95
Capitolo decimo: Funny Games p. 97
Giocare con il Male p. 97
La morte ha fatto l’uovo p. 100
Reality Horror Show p. 105
Capitolo undicesimo Code inconnu p. 108
Good news: la follia della normalità p. 108
Import/export p. 116
XYZ: Il codice del nulla p. 119
Capitolo dodicesimo: La pianiste p. 122
L’occhio del sesso p .122
L’immagine p. 127
Malattia=normalità p. 130
Il sorriso della iena p. 133
Capitolo tredicesimo: Le temps de loup p. 135
Ils p. 135
Profondo nero p. 144
No man’s land p. 149
Capitolo quattordicesimo: Caché p. 152
Schegge di paura p. 152
Blow-up p. 157
Black-out – progressiva frammentazione familiare p. 159
Capitolo quindicesimo: Funny Games U.S. p. 162
American Replay? p. 162
Il resto di niente: il ri-vedibile p. 169
American’s family war p. 173
Capitolo sedicesimo: Leahcim Ekenah p. 176
Note al testo p. 178
Io, Haneke – Scritti d’autore e interviste p. 185
Io, Haneke – Interviste p. 207
Nota biografica p. 228
Filmografia p. 231
Bibliografia p. 236
La fede nella civiltà è un mito eurocentrico, un’autointerpretazione della modernità
con la quale essa adora se stessa.
[Wolfgang Sogsky, Il paradiso della crudeltà]