"Come l'ombra", di Marina Spada

 

Marina Spada – che ha iniziato a lavorare nel cinema come assistente alla regia di Massimo Troisi – sembra rispettare e tenere molto al desiderio di solitudine e riservatezza del suo personaggio protagonista, si muove sempre in punta di piedi in queste scene intime, attenta a non invadere lo spazio di Claudia, donna sola all’inizio e alla fine del film

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‘Due camere e cucina’ sono i luoghi dove vive Claudia (si fa per dire: certamente molto più pulite e meno angoscianti), la protagonista di questo secondo bel film di Marina Spada (il primo è Forza Cani, del 2002), donna sola all’inizio e alla fine della vicenda.  In mezzo, la fugace comparsa di Olga, cugina che viene dal Freddo (dell’Ucraina) del professoredirussopoiamante di Claudia, ospitata dalla protagonista nel suo appartamento milanese per una settimana di ‘viaggio in Italia’ come favore verso lo spasimante insegnante. Ed ecco che alle riprese ipnotiche della parte iniziale del film di questa Milano desolata, straniata, luogo lunare fatto di palazzoni grigi di periferia, cieli di nuvole, immobilità irreale – senza mai un essere umano inquadrato che è uno –, si sostituiscono le sequenze negli stessi luoghi ma questa volta riempiti, resi vivi, illuminati dalla presenza irresistibile della bionda Olga, che con i suoi occhioni chiari scopre, attraversa e fotografa la Milano delle boutique Armani e degli innumerevoli negozi cinesi a prezzi stracciati – vera interferenza nella beata solitudine di Claudia, ragazza schiva e riservata che si nasconde alla macchinadapresa di Marina Spada quando scoppia a piangere a letto coprendosi la testa col lenzuolo, e che invece sembra costretta a vedere sempre la propria adorata intimità violata da elementi estraneintrusi – primo bacio con il professore di russo, suona il cellulare dell’uomo, lui interrompe il bacio e risponde al telefono. Eppure con Olga forse può nascere un’amicizia, finalmente Claudia può lasciarsi andare, mostrarsi invece di nascondersi, uscire una sera con l’amica dell’est vestite entrambe in modo da ‘cuccare’, ubriacarsi e poi cantare insieme La solitudine di Laura Pausini durante il ritorno a casa in auto – di questa poteva venire fuori una sequenza patetica e mielosa, il risultato è invece una scena toccante, di sobria bellezza (è, forse, il momento-chiave del film): Marina Spada, che ha iniziato a lavorare nel cinema come assistente alla regia di Massimo Troisi, sembra rispettare e tenere molto al desiderio di solitudine e riservatezza del suo personaggio protagonista, e si muove sempre in punta di piedi in queste scene un po’ più intime, attenta a non invadere lo spazio di Claudia – sovente, la mdp nell’appartamento della ragazza riprende le fasi della vicenda dall’esterno della stanza in cui si svolgono, inquadrandole attraverso le porte aperte o socchiuse della casa, tenendosi ad una certa distanza dai personaggi: “che desolazione qui, non c’è un’anima, sembra di essere su Marte – anche se fossimo su Marte, nessuno si accorgerebbe di noi”, dice Claudia alla sorella mentre aspettano il treno nella stazione deserta: eppure Come l’Ombra sembra volerci dire che, seppur si tratta di ombre, e magari solo per pochi giorni, ore, o minuti, comunque ogni tanto qualcuno ci guarda – e un attimo prima della sua improvvisa antonioniana eclisse, Olga guarda fisso in camera, ci guarda (ci vede?) – poi esce di scena.

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Regia: Marina Spada
Interpreti: Anita Kravos, Karolina Dafne Porcari, Paolo Pierobon

Distribuzione: Istituto Luce
Durata: 87’

Origine: Italia, 2006



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