300 – L'alba di un impero, di Noam Murro

 
300 – L’alba di un impero è un’opera consapevolmente nata sulla necessità di ricalcare, senza alcuna esitazione, lo stile visivo e l’epos tronfio del primo 300. Il risultato finale è un film senza cuore dove a qualche interessante espediente visivo si contrappongono personaggi poco misurati e una trama priva di alcun pathos

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“Tutti dovranno vedere che noi abbiamo scelto di morire in piedi pur di non vivere in ginocchio”. Sono queste le parole che Temistocle lo stratega urla, tra le onde della baiai di Salamina, alle truppe ateniesi prima della battaglia definitiva contro il nemico persiano. Peccato che l’unico che non abbia ignorato l’incoraggiamento del generale greco sia proprio l’uomo che, in teoria, ne dovrebbe raccontare le epiche gesta. Noam Murro, regista israeliano famoso per la piccola commedia romantica Smart People (con Dennis Quaid ed Ellen Page), infatti, per il suo primo film con un budget importante sceglie di accettare i diktat dell’impero degli studios piuttosto che osare, con coraggio, nuove eroiche strade per raccontare questa storia. 300 – L’alba di un impero è dunque un’opera consapevolmente nata sulla necessità di ricalcare, senza alcuna esitazione, lo stile visivo e l’epos tronfio del primo 300 sostituendo Zack Snyder (passato alla produzione) con un onesto mestierante disposto ad annullarsi per la causa commerciale della Warner. Il risultato finale è un film senza cuore dove a qualche interessante espediente visivo (sempre dichiaratamente derivativo dallo stile di Snyder) si contrappongono personaggi poco misurati e una trama priva di alcun pathos.  Possiamo anche passare sopra alle macroscopiche inesattezze storiche ma ridurre uno dei momenti più epici della storia antica a una serie d’incidenti navali è imperdonabile. Anche il personaggio dell’eroico Temistocle, interpretato dal pur bravo Sullivan Stapleton, è privo di contorni definiti, lontano dal geniale e poliedrico eroe che sarebbe potuto essere. Cosi il generale ateniese non solo perde il confronto con il precedente Leonida di Butler, più carismatico e inquadrato, ma soprattutto con la sua antagonista, la crudele Artemisia, alla quale la bella Eva Green regala tutta la sua potenza sessuale. E’ normale che il pubblico, anche per un’inedita attenzione per le ragioni persiane, arrivi a un certo punto a patteggiare per l’invasore, più meritevoli rispetto ai fortunati e sbandati ateniesi. Il film di Murro, però, non pecca solamente per un’ottusa mediocrità di scrittura (forse dipendente dal lavoro originale e ancora non pubblicato di Frank Miller) ma, ancora più grave, per privare questa storia di una qualsiasi dimensione epica. Dov’è lo spirito di quegli uomini che decisero di sacrificare tutto per salvaguardare l’indipendenza e la libertà della propria patria? Dove sono le geniali tattiche e strategie di poveri generali che misero in scacco l’esercito più imponente del mondo? Questo secondo capitolo si dimostra solo come un colorato oggetto da catena di montaggio. Accettate un consiglio: leggete Erodoto, leggete Tucidide.

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Titolo originale: 300 – Rise of an Empire
Regia:
 Noam Murro
Intepreti: Eva Green, Rodrigo Santoro, Sullivan Stapleton, Callan Mulvey, Jamie Blackley, Yigal Naor, Farshad Farahat, Lena Headey, David Wenham, Hans Matheson, Jack O'Connell, Andrew Tiernan
Origine: USA 2014
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Durata:102'



 

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