Quadrophenia, di Franc Roddam


Se l'album era un tentativo di autoglorificazione attraverso le nuova maturità raggiunta dall'ex teppista della distorsione Pete Townshend, ora raffinato e prolisso arrangiatore sinfonico per sintetizzatori, il film sembra in qualche modo tentare di rinnovare l'interesse per la musica degli Who al nuovo pubblico giovane inglese immerso nel punk e nella new wave. Solo per oggi al cinema, in occasione del 35esimo anniversario della pellicola

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Curiosa operazione nostalgica al quadrato (e quindi il risultato è appunto quadro), il film di Franc Roddam (il quale ai giorni nostri si gode la fortuna di essere il creatore e il produttore del format di MasterChef…un po' il destino del capo ribelle Sting, che vediamo poi nel finale ridotto a fattorino d'albergo per ricchi cafoni?) recupera nel 1979 la nota rock opera degli Who del 1973, che già celebrava e mitizzava la gloriosa stagione dei Mods britannici di dieci anni prima (il tempo della storia è il 1964).

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Se l'album era allora un tentativo di autoglorificazione attraverso le nuova maturità raggiunta dall'ex teppista della distorsione Pete Townshend, ora raffinato e prolisso arrangiatore sinfonico per sintetizzatori, il film sembra in qualche modo tentare di rinnovare l'interesse per la musica degli Who cercando di impartire la lezione al nuovo pubblico giovane inglese che in quegli anni era immerso nel punk e nella new wave (oltre a Sting nel ruolo dell'idolo rivoluzionario Ace, fu provinata invano sua santità Johnny Rotten per il ruolo del protagonista…). Va effettivamente notato come il pesante strato protoelettronico e il tono alienato dei testi dell'album anticipassero davvero con precisione le atmosfere della produzione inglese di fine '70/inizio '80: la solita lucidità di questi ex cantori della distruzione e della dissoluzione giovanile.
A supporto della tesi, il film passa eloquentemente da un party iniziale in cui l'abituale casa compassata dei genitori finisce a soqquadro sulle note di My generation che suona a palla dalle casse del giradischi, all'urlo strozzato di Daltrey sulla traiettoria della vespa, simbolo massimo della cultura Mod, lanciata a “suicidarsi” dalla scogliera di Brighton, nel finale.

Rivisto oggi, il film di Roddam soffre con ogni evidenza di questo stato confusionale dal punto di vista prima di tutto concettuale, e della sua ostinata decisione di tenersi il più possibile lontano dal delirante e irresistibile trip di Tommy di Ken Russell, primo successo degli Who al cinema, di quattro anni precedente. Di fatto, anche esperimenti successivi di incanalare gli stilemi di certo tardo free cinema nella forma del musical di satira sociopolitica, come il possente The Wall di Alan Parker (1982) e soprattutto un'altra storia di guerriglia Mod come Absolute Beginners dell'irraggiungibile Julien Temple (1986), si dimostrano maggiormente riusciti ed essenziali. D'altra parte Roddam evita del tutto le sequenze musicali, le canzoni degli Who rimangono a commento degli snodi centrali del film e a fasciare puntualmente vagabondaggi in sella (The real me in apertura, I'm one nel momento di crisi, Love, Reign o'er me in chiusura…), un po' alla stregua dei riferimenti aperti alla band di Townshend che costellano la pellicola (il protagonista dorme sotto un poster di Pete…).

Eppure Quadrophenia il film resta oggi, se non per altro, come strano prototipo di un certo cinema giovanile ibrido a ritmo jukebox, che i cineasti alternativi d'Inghilterra continuano a perseguire (non è difficile insomma ritrovare nelle bravate, nelle catastrofiche risse contro i Rockers, nelle disavventure sentimentali degli imberbi Phil Daniels e Ray Winstone i semi che porteranno poi alla generazione di Trainspotting…).
Per quanto riguarda invece Quadrophenia la rock opera, Townshend e Daltrey la portano ancora live in tour e continuano a rilasciarne registrazioni dal vivo: la celebrazione è tutt'ora sul piatto.

Titolo originale: id.
Regia: Fran
c Roddam
Interpreti: Phil Daniels, Sting, Ray Winstone, Leslie Ash, Philip Davis, Gary Shail
Origine: UK, 1979
Distribuzione: Nexo Digital
Durata: 115'

 

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