L'Oriana, di Marco Turco

L'Oriana
Tentativo disperato di aggrapparsi finché si può ad una figura sfuggente di cui Vittoria Puccini restituisce il restituibile: il residuo folle di una non possibile aderenza all'immagine/mito. La semplicità (facile lettura) degli scritti (della Fallaci) è la via maestra di questo film

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L'Oriana il film di Marco Turco1967

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Vietnam

 

Dettaglio di gonna corta, figlia della rivoluzione sessuale, colore verde militare; apertura sul campo lungo del disastro Vietnam. Luce solare taglia i corpi sul terreno di battaglia e rilassa, dopo la tempesta, gli involucri sempre più vicini della giornalista e Francois Pelou, su una canoa, invito per l'Oriana sognante a sostenere: forse all'inizio del mondo doveva essere così la luce…chissà com'era bello il Vietnam prima della guerra…

 

La Fallaci avrebbe mai detto questo? Oriana era parola, non altro e se qualcosa dopo la sua morte deve e può rappresentarla è la parola, non altro…

La 'scelta' di mostrare le gambe – l'unica fuori dagli sche(r)mi di questo L'Oriana di Marco Turco – fa eco (in)volontariamente a L'argent, tra gli altri, di Robert Bresson; visione di 'parti basse', oggetti, mani. Qui la prossimità materiale e fisica tra le persone è espressione di una distanza affettiva e psicologica, la ricercata o non ricercata 'unica' inquadratura del secondo, nella sua eccezionalità, è espressione del medesimo concetto? La contiguità materiale e fisica di Oriana/Puccini a Oriana/Oriana è distanza affettiva e psicologica di Vittoria da Oriana. Tentativo disperato di aggrapparsi il più possibile ad una figura sfuggente di cui Vittoria restituisce il restituibile: il residuo folle di una non possibile aderenza all'immagine/mito. Voce stridula, non roca, che prova (come dietro le quinte di uno spettacolo ancora da mettere in scena) a sentenziare spregiudicatamente quello che le hanno 'scritto' di dire. La semplicità (facile lettura) degli scritti (della Fallaci) è la via maestra del film. Ma i dialoghi risicati, contenutisticamente all'osso, escono fuori dal sentiero battuto da una scrittura asciutta (Fallaci) facendosi scusante (la meno indicata) dell'impossibilità di aderire. Resta l'Impossibilità di riesumare il corpo quando porta con sè un cospicuo e inesplicabile bagaglio (psicologico). L'Impossibilità di acchiappare il vento nella sua incapacità di essere univocamente Forma.

 

Una fotografia curatissima carpisce latitudini lontane. Cahier du vojage che non si pone l'obiettivo di chiarire i punti oscuri, nè di carpire nuove verità. Domande 'scomode' rimangono senza risposta. Oriana è stata la figlia di una cultura profondamente maschilista? L'aggressività è l'unica immagine che una donna poteva 'essere' per riuscire a lavorare come e più di un uomo? Oriana era Oriana e basta? Ma forse non è compito del cinema o delle serie tv fornire chiarimenti. Non basta aver provato a ripercorrere la nostra storia attraverso una storia? Tu dici sempre di essere Ulisse…ma io non sono la tua Penelope. Anzi sono più Ulisse di te… è (una) storia!

 

Titolo originale: id

Regia: Marco Turco

Interpreti: Vittoria Puccini, Vinicio Marchioni, Francesca Agostini, Yoon C. Joyce, Ilir Jacellari.

Distribuzione: Fandango

Durata: 106'

Origine: Italia, 2015

 

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