#Cannes68 – Tutti in fila…anzi no

L’arte di essere imbucati. Si arriva all’ultimo e si entra lo stesso superando chi ha fatto la file da oltre un’ora. Lo fanno tutti, giornalisti e spettatori. Di ogni nazionalità

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Le file a Cannes sono un mondo a parte. Nel senso che non ci sono regole. Oppure ci sono delle regole che non si conoscono. Coinvolgono tutti: giornalisti e pubblico. Che, indifferentemente, possono appartenere alla categoria degli imbucati.

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Il loro metodo più comune, in fila, è quello di individuare una persona che si conosce. Se è un amico è meglio. Ma la regola vale anche per un semplice conoscente, una persona che non si vede da tempo oppure anche una che si è conosciuta la sera prima. E per i più coraggiosi, anche per qualcuno che non si è mai visto.

Il teatrino si ripete ad ogni fila. Una volta individuata la persona, ci sono baci e abbracci. Come se non la si vedesse da anni oppure è la prima volta che quest’anno si incrocia a Cannes. Magari la stessa gioia di rivedersi si era ripetuta tre ore prima. In un’altra fila di un altro film. Ma può anche succedere che qualcuno che non vedi da tempo, si mette in fila con te e ti chiede quali film hai visto. E ti accorgi che, pur essendo arrivato mezz’ora dopo di te, sta entrando con te. Qualcuno non si fa neanche problemi a domandarti: “Posso fare la fila con te?”. Il giochetto è internazionale. Coinvolge tutti: italiani, francesi, americani, russi, spagnoli e tedeschi. Da quello che si è visto, solo i giapponesi tendono ad essere più rigorosi.

Questo è il metodo più comune per imbucarsi. Ma non è l’unico. Nella sala Bazin, il giochetto diventa semplice. C’è una toilette a pochi metri dall’entrata in sala. Quindi si taglia la coda per fingere di andare in bagno. Si aspetta un po’ che la fila si muova e poi ci si accoda. Un volto nella folla. (Quasi) nessuno se ne accorge.

Poi c’è un’altra strategia alla sala Marriot dove proiettano i film della Quinzaine. Lìl’imbucato arriva e vede che c’è troppa gente. Non entrerà mai. Fa su e giù due o tre volte facendo finta di fare altro. Si mette al telefono, accende una sigaretta. Poi, nel punto più comune, quello in cui la coda gira a sinistra verso la sala o da dietro arrivando dall’albergo, eccolo già 20 persone davanti a te. Un genio.

E alla Debussy c’è il sistema ‘attesa alla Posta’. Ci si mette a sedere a metà tra il Casinò e la sala perché si è stanchi. È normale, dopo una giornata a fare su e giù, le gambe fanno male. Ma appena qualcosa si muove, ecco che già oltre 100 persone stanno dietro in un batter d’occhio. Guardati anche con aria di sufficienza e disprezzo.

Essere imbucato è un’arte. Lo si fa per necessità (riuscire ad entrare in sala a vedere il film) ma anche come sublime esercizio: anche se per un film non c’è tanta fila e si accede comunque in sala, lui passa comunque avanti. Perché a quel punto alza la posta: vuole i posti migliori. Oppure è come una dipendenza. Bisogna farlo. Sempre e comunque.

Finito Cannes, l’imbucato prepara altre strategie. Per Locarno e Venezia. Bisogna studiarsi bene la geografia del luogo, delle sale e dove stanno le transenne delle file. Poi il gioco è fatto. Voilà!

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