A Quiet Place – Un posto tranquillo, di John Krasinski

Nello strutturato panorama post-apocalittico del cinema contemporaneo A Quiet Place si ritaglia uno spazio di primissimo piano: film iper-classico nello stile eppure straordinariamente contemporaneo

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Nell’ormai strutturato panorama post-apocalittico del cinema contemporaneo – da Cloverfield (con tutte le sue diramazioni) a Mad Max, da Codice genesi a The Road, ecc. – questo A Quiet Place si ritaglia uno spazio di primissimo piano. Film iper-classico nello stile, straordinariamente contemporaneo negli assunti, sorprendentemente efficace nell’impatto emotivo. Insomma dopo la (notevole) commedia dei sentimenti The Hollars, John Krasinski firma questa volta un horror dei sentimenti, a riprova di una intelligente riscrittura personale dei generi classici. Di che si tratta? Di una cosa molto semplice: il mondo è stato attaccato da una misteriosa specie aliena che vuole sterminare gli umani, “essi” hanno uno sviluppatissimo udito ma non possono vedere… quindi per sopravvivere bisogna stare in silenzio, non fare rumore. Una giovane famiglia cerca di barcamenarsi nelle macerie della contea di New York: vagano in cerca di altri superstiti e comunicano con il linguaggio dei segni, ne sono abituati, perché la loro piccola figlia Regan è sorda dalla nascita. Punto. Il film ci detta nelle prime sequenze ogni coordinata immaginaria di cui abbiamo bisogno, compreso il trauma della morte e la ferocia degli alieni-mostri che incombono nel fuori campo…

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Ecco allora: Krasinski ha l’ambizione di ricreare (nel 2018) un efficace dispositivo di immagini “senza parole”, ossia di inquadrature slegate dal dialogo come forma di raccordo e donate alla contingenza di un montaggio emotivo che suturi il nostro sguardo all’azione. Campo-controcampo e nel mezzo un rimosso (in fuori campo): un alieno che si insinua nella famiglia americana e ne mina i fondamenti. Il cinema (di genere) torna alle questioni hollywoodiane per eccellenza: come proteggere il nostro nido? Come costruire una civilizzazione nel deserto? Come sconfiggere i mostri oltre la frontiera? Dispositivo azione-reazione a tratti eccessivamente perfetto, certo, ma ideologicamente molto più sfaccettato e complesso rispetto alla sua esibita semplicità.

Sì, perché… nel nostro panorama mediale intasato dagli impulsi sonori, la sceneggiatura (firmata dallo stesso Krasinski e da due specialisti del genere come Bryan Woods e Scott Beck)  ha la brillante idea di mutare di segno le nostre abitudini. Se fai rumore muori. Il lavoro sul sonoro del film, allora, diventa fondamentale: dal mondo ovattato della piccola Regan al forzato silenzio dei suoi familiari, dalle accidentali cadute degli oggetti ai pianti sempre smorzati. Ogni evento “naturale” diventa un pericolo e quindi le insistite soggettivazioni sonore ci incollano allo schermo come fossimo “alle origini” (del cinema). Ecco perché ritrovare il piacere della musica e il contatto di un ballo – un vecchio lettore mp3 e una cuffia da condividere tra i due coniugi, con la moglie-musa Emily Blunt alla sua prima collaborazione con il marito attore-regista) – o sentire di nuovo la propria voce dietro una cascata – nascosta dai rumori della natura – diventano i piccoli miracoli di un film che proprio nella più classica delle metafore horror sorprende paradossalmente per originalità.

A Quiet Place, insomma, si muove tra echi alla John Carpenter (i fuori campo visivi e sonori accerchiano i protagonisti) e una struttura “fantastica” alla Shyamalan (la riscoperta dell’umanità negli occhi dell’altro da noi: le influenze di Signs e After Earth si avvertono sottotraccia), ma Krasinski sa rendere contingenti e mai vintage gli umori di genere, mettendo a frutto gli insegnamenti “cormaniani” del produttore Michael Bay. Ma dov’è, allora, questo passato? Niente voice over e niente spiegoni ridondanti: basta un dettaglio, un titolo di giornale nel vento, un’iscrizione su un muro. Sono le cose del mondo a parlarci e sono le macerie (significanti) dei media che lasciano tracce. John Krasinski pensa un film che abbiamo visto mille volte e lo gira come se lo vedessimo per la prima volta: A Quiet Place dimostra come Hollywood possa ancora parlare del proprio passato declinandolo allo stretto presente e concependo il cinema come un posto tranquillo in cui rifugiarsi e “sentire”.

Titolo originale: A quiet place
Regia: John Krasinski
Interpreti: Emily Blunt, John Krasinski, Noah Jupe, Millicent Simmonds, Leon Russom, Cade Woodward
Distribuzione: Fox
Durata: 90′
Origine: USA. 2018

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