Bling Ring a Roma – La "celebrity" di Sofia Coppola


"Ho girato il film come indagine su questa ossessione per la celebrità, perché credo si tratti di un fenomeno che si sta diffondendo ovunque, a causa di internet e della globalizzazione."
Sofia Coppola accompagna a Roma il suo ultimo Bling Ring, presentato all'ultimo Festival di Cannes in apertura di Un certain regard

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"Il fascino e l'ossessione per il mondo delle celebrità non fanno altro che crescere, toccando degli estremi inquietanti, soprattutto negli Stati Uniti.  Ho girato il film come indagine su questa ossessione per la celebrità, perché credo si tratti di un fenomeno che si sta diffondendo ovunque, a causa di internet e della globalizzazione." Sofia Coppola accompagna a Roma il suo ultimo Bling Ring, presentato all'ultimo Festival di Cannes in apertura di Un certain regard.

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Nell'opera sono completamente assenti le figure dei genitori. I giovani protagonisti del film scontano un'assenza di valori?

La storia di Bling Ring parla anche di questo: le famiglie dei protagonisti non sono di sostegno. Ma non volevo generalizzare su tutta la generazione di oggi. Quelli del film non hanno dei genitori presenti, ed è anche per questo che sviluppano questa ossessione. Da madre sono molto curiosa di vedere cosa accadrà in futuro a questi ragazzi, se questa cultura pop continuerà a guadagnare potere, o cambieremo registro. Per me questa storia aveva qualcosa di fantascientifico, ed è stato molto divertente raccontare una realtà così aliena. 

Dalle Vergini Suicide a Bling Ring: due prototipi di adolescenti agli estremi. O rappresentano solo epoche differenti?

Le protagoniste del Giardino erano innocenti, queste no. Appartengono comunque a tempi diversi, mi piaceva raccontare quest'epoca pop, ossessionata dalla popolarità e dalla condivisione istantanea di tutto con tutti. Ho parlato molto con la giornalista Nancy Jo Sales, che ha scritto l'articolo da cui siamo partiti, con la figlia teenager di una mia amica, che mi ha aiutata a capire il linguaggio dei giovani, e ho studiato le deposizioni. Ho chiesto in realtà ben poco ai ragazzi coinvolti, perché non volevo sapere troppo altrimenti non sarei riuscita a fare il mio film. Questo non è un documentario.

Infatti il film non permette alcuna empatia con i personaggi. E' una scelta precisa?

Volevo che il pubblico seguisse la storia ma mantenesse un distacco, non sviluppasse intimità con i personaggi, anche perché i ragazzi tra loro non hanno intimità ma condividono un'ossessione comune per gli oggetti. Inoltre non abbiamo avuto nessun rapporto con le star vittime dei saccheggi (tranne Paris Hilton), perché volevo mantenere lo stesso distacco del loro punto di vista. Non volevo trasformare i protagonisti in degli eroi, anche per questo ho cambiato i loro nomi. Il personaggio che sento più vicino e quello di Mark, infatti il suo punto di vista è quello predominante. 

 

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