FILM IN TV – JFK – Un caso ancora aperto, di Oliver Stone

Il colpo di Stato che uccise Kennedy in un film dirompente che mescola suoni, pellicole e formati diversi in una sintesi tra documentarismo, fiction e spettacolo.

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C’è stata una fase – non molto lunga, ma c’è stata – in cui Oliver Stone è stato il regista americano più “fico” in circolazione. Non il migliore – come sottolineerebbe anche il giovane papa di Sorrentino – e nemmeno il più importante. Ma senza dubbio il più ingombrante e “cazzuto”. Tra alti e bassi racchiuderei questa fase tra Salvador (1986) e Natural Born Killers (1994). Non so dove ho letto una volta che i film di Tim Burton sono perfetti se visti a dodici anni, mentre quelli di David Lynch rappresentano le follie e i desideri dei diciottenni. Ecco, il cinema del miglior Oliver Stone secondo me è collocabile perfettamente a metà. È il tipo di cinema ideale per lo studente di 14 o 15 anni che inizia a farsi un’idea del mondo, della storia e del cinema, senza ancora porsi troppe domande in fatto di rigore e raffinatezza. Comunque nella sua fase migliore i film di Oliver Stone erano vere e proprie bombe a orologeria pronte a esplodere nelle mani dell’establishment. Retoriche, semplicistiche, ma straordinariamente emotive, dirompenti e spettacolari. Quelli che nel 1991-92 non erano nati probabilmente comprenderanno a fatica lo scalpore che JFK fece una volta uscito in sala. Il film di Stone sul controverso attentato al presidente Kennedy alzò un tale polverone da far insorgere gran parte dell’opinione pubblica americana più conservatrice – il magnate e funzionario hollywoodiano Jack Valenti accostò l’opera alla propaganda di Adolf Hitler. I sostenitori della tesi del complotto ripresero fiato con editoriali, interviste inedite, materiali d’archivio e focus di ogni genere su quello che accadde a Dallas il 22 novembre del 1963. Tornarono di moda i Kennedy e il kennedismo e a novembre del ‘92 dopo ben dodici anni di leadership repubblicana, i democratici riportarono un presidente alla Casa Bianca di nome Bill Clinton. Di fatto JFK riaprì il “caso” Kennedy e finì con il convincere la grande maggioranza del pubblico americano e non solo che a uccidere il primo presidente cattolico degli Stati Uniti d’America fu un vero e proprio colpo di stato ordito dalle alte sfere del Pentagono.

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Il punto di partenza è il libro Sulle tracce degli assassini, scritto dal procuratore distrettuale di New Orleans Jim Garrison, che nel 1967 fu il primo a inseguire l’ipotesi del complotto nell’omicidio Kennedy e arrivò a citare in giudizio l’uomo d’affari omosessuale Clay Shaw ritenendolo uno dei finanziatori dell’omicidio. Garrison era una figura controversa, ai tempi accusato di omofobia, protagonismo e di intrattenere rapporti con la mafia. Sono elementi che il film di Stone trascura per farne una specie di patriota, ossessionato dalla verità e, plausibilmente, diffamato dal potere. Ne viene fuori soprattutto una sorta di alter ego del regista, che confeziona la sua indagine raccogliendo prove, indizi, interpretando gli eventi, lasciandosi andare alla paranoia e alla suggestione delle immagini. Garrison è un imperfetto, magnifico visionario. Come Stone, che qui mette dentro tutti (la Cia, i cubani, l’FBI, gli industriali militari) e mescola suoni, pellicole e formati diversi in una sintesi tra documentarismo, fiction e spettacolo che nessun altro prodotto hollywoodiano – l’etichetta è la Warner Bros. – avrebbe mai più saputo replicare con la stessa megalomania.

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Vincitore di due premi Oscar per la fotografia e il montaggio, JFK si avvale di interpretazioni assai sottovalutate. Kevin Costner era reduce da Balla coi lupi e viveva la fase migliore della sua carriera, Tommy Lee Jones ottenne la sua prima nomination e ruppe il ghiaccio con la critica e il cinema d’autore, Joe Pesci era l’istrione scorsesiano che faceva saltare il banco, Sissy Spacek rappresentava la bellezza seria istituzionale della New Hollywood e Gary Oldman un Lee Harvey Oswald persino troppo perfetto e credibile. È impossibile non ritrovare JFK nelle varie top ten dei film meglio montati e realizzati della storia del cinema. Sono oltre 180’ che lasciano senza fiato. A pensarci bene è anche un film che si può odiare con una facilità disarmante. Ma perché fare gli snob se al tempo andai a vederlo due volte in tre giorni? No, non parlerò mai male di JFK.

 

Titolo originale: JFK
Regia: Oliver Stone
Interpreti: Kevin Costner, Donald Sutherland, Sissy Spacek, Jack Lemmon, Michael Rooker, Gary Oldman, Tommy Lee Jones, Joe Pesci, Walter Matthau
Durata: 200′
Origine: USA, 1991

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.7

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4.67 (3 voti)
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