La truffa del secolo, di Olivier Marchal

Un grande ritorno per Marchal. Sempre sulle tracce di Melville, ma anche Gray e soprattutto Chandor. Ottimo Magimel ma è Depardieu che giganteggia come incarnazione del Male. Da una storia vera.

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En guerre. Come lo strepitoso Brizé di Cannes. Un noir sempre più disilluso del cinema di Olivier Marchal, uno dei migliori cineasti francesi di genere, che ritorna sulle tradizione di Jean-Pierre Melville ed Henri Verneuil. Ma appare vicinissimo anche a I padroni della notte nel modo in cui mostra l’euforia e la decadenza. Antoine Roca (Benoît Magimel) appare quasi il doppio di Bobby Green film di Gray. Il personaggio interpretato da Joaquin Phoenix vive nel lusso nel suo lovale newyorkese ma deve fare i conti con la mafia russa. Antoine invece è un imprenditore in crisi che riesce a truffare lo stato attraverso una scappatoia nel sistema di tassazione del carbone. La sua vita all’improvviso cambia. Dopo essere stato buttato fuori di casa, ora ha una nuova compagna, Noa (Laura Smet) e i suoi guadagni si moltiplicano ogni giorno di più. Ma non ha fatto i conti con la malavita. E un prestito che ha ricevuto all’inizio spinge lui e i suoi soci in una spirale infernale. Senza ritorno.

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Oltre al film di Gray però il protagonista di La truffa del secolo sembra seguire un percorso simile a un grande e recente post-noir, 1981: indagine a New York. Magimel, come il protagonista del film di Chandor interpretato da Oscar Isaac, cerca di espandere il proprio business sfruttando ogni opportunità. Sullo sfondo sempre la città. Lì la Grande Mela nell’anno più violento della sua recente storia, qui Parigi sospesa tra luoghi malfamati dove si nasconde la criminalità e locali di lusso.

Si apre come un lungo flashback. Antoine ormai agonizzante che guarda i macchina. Il suo pensiero, le sue ultime parole, sembrano confondersi con la voce-off. Con la citazione del proverbio arabo con le tre cose che danno valore a un uomo: autorevolezza, ricchezza e sfortuna. La sua ricerca di riscatto può seguire un percorso simile a quella del poliziotto Schneider in L’ultima missione. L’ultima possibilità di riscatto con un destino però già segnato.

A sei anni da Gang Story (La truffa del secolo è del 2017), forse il film di Marchal più vicino a Melville, il cineasta francese disegna un affresco imponente, carico di tensione. Con meno canaglie e armi e più teso a mostrare come nasce e si espande un impero della criminalità.

Il cinema di Marchal è ancora una volta accecante nel mostrare tutti i colori dell’inferno, incalzato anche da trascinanti motivi rap. Dove dentro ci sono scene di violenza senza piutà come l’aggressione di Noa da parte dell’ex-moglie di Antoine assieme ad altre due complici. E che mostra l’ombra del Tony Montana/Pacino di Scarface di De Palma, proprio nel momento in cui filma tutte le luccicanze del lusso (l’appartamento, La Porsche Carrera) e con la citazione diretta di una società, la Montana Trading.

Ma oltre a un ottimo e disilluso Magimel, La truffa del secolo si accende ancora di più ogni volta che appare Gérard Depardieu, al secondo film con Marchal dopo 36 – Quai des orfèvres. Quasi incarnazione del male, sguardo spietato, sigaro in bocca, cita Cicerone e Bonaparte. Il primo incontro tra lui e Magimel, durante una cena carica di odio, di disprezzo, mostra come anche la situazione più neutra sia sempre sul punto di esplodere.

 

Titolo originale: Carbone

Regia: Olivier Marchal

Interpreti: Benoît Magimel, Gérard Depardieu, Laura Smet, Gringe, Idir Chender, Michaël Youn, Catherine Arditi

Distribuzione: Movies Inspired

Durata: 104′

Origine: Francia 2017

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