20.000 especies de abejas, di Estibaliz Urresola Solaguren

Un film sulla transizione sessuale vissuto dal di dentro, probabilmente pensato a lungo, sorretto da due ottime protagoniste ma eccessivamente trattenuto e forzato nelle metafore. Concorso

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Scorre sotto pelle la transizione sessuale ne debutto nel lungometraggio della cineasta di Bilbao Estibaliz Urresola Solaguren. Un’estate nei paesi baschi diventa il luogo dove cambia tutto per Aitor, un bambino di 8 anni che sta soffrendo perché le persone si rivolgono a lui in un modo che lo mettono a disagio. Si sente femmina ma ha paura a far emergere la sua identità. La madre cerca di fargli vivere liberamente quello che prova, il padre ha paura, la nonna cerca di sostenerlo anche se non approva. Forse è proprio questa pluralità di punti di vista silenziosi e sofferti che segnano 20.000 especies de abejas, un film vive dal di dentro la transizione di genere attraverso frammenti di pensieri soggettivi. Innanzitutto ci sono quelli di Aitor, che dice di chiamarsi Cocó e poi Lucia (come la santa di Siracusa, che la nonna le ha fatto vedere in una scena fondamentale del film). Poi quelli della madre, che si porta addosso anche dei conflitti con la propria famiglia mai risolti.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

20.000 especies de abejas sembra arrivare dal cinema adolescenziale francese, con le inquietudini di Ozon di Estate ’85 ma declinate in un cinema più trattenuto, dove la rabbia, la tristezza, la libertà sono più implose. Probabilmente quello della regista basca è un film pensato a lungo, proprio per la ricchezza dei dettagli più personali e per la gestione dei tempi morti (le sculture) interrotti soltanto dalla drammatica ricerca della protagonista nel bosco. Si sofferma efficacemente sui volti di Aitor/Lucia e la madre, ottimamente interpretate rispettivamente da Sofía Otero e Patricia López, mentre si perde nelle sottolineature eccessive delle paure (la piscina, il vestito cambiato al ricevimento) dove si prende anche un tempo eccessivo. Così come la simbologia delle api come alveare, quindi come famiglie, sono forzature di regia di cui il film non aveva bisogno. Aveva già le facce giuste e un punto di vista originale sulla transizione sessuale vissuta dal di dentro. Per questo, il film sarebbe potuto andare avanti da solo.

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
5 (1 voto)
--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array