37° Milano Mix Festival – Tutti i premi
Il MIX Festival Milano si è concluso. Mutt, dell’esordiente Vuk Lungulov-Klotz ha vinto il Premio Miglior Lungometraggio. Vediamo i film vincitori delle varie sezioni della rassegna
La 37° edizione del Festival MIX di Cinema LGBTQ+ e Queer Culture di Milano si è conclusa ieri.
La giuria era composta quest’anno da Roberta Torre, presidente di giuria Lungometraggi; la giornalista Elena Tebano, presidente di giuria Documentari; e la scrittrice Chiara Sfregola, presidente di giuria Cortometraggi. Tra gli altri giurati troviamo il regista pakistano naturalizzato italiano Wahajat Abbas Kazmi, l’attrice franco-iraniana Mina Kavani, il costumista Massimo Cantini Parrini e la scrittrice Francesca Vecchioni.
Vediamo insieme i vincitori del 2023.
Il Premio per il Miglior Lungometraggio è andato al film d’apertura del festival, Mutt, di Vuk Lungulov-Klotz, con Lio Mehiel. Un film che racconta un’avventura impossibile: nell’arco di 24 ore, il giovane Feña ha la possibilità di rivedere delle persone che sono scomparse dalla sua vita. “La giuria – si legge nella motivazione del riconoscimento – premia all’unanimità il film ritenuto più rappresentativo di un linguaggio cinematografico contemporaneo, espressione di consapevolezza, rivolto particolarmente alle nuove generazioni e profondamente coinvolgente. Il film affronta l’identità trans di un giovane, il suo rapporto con la società, con la famiglia, le sue aspettative e i suoi sogni, utilizzando un registro narrativo lontano dagli stereotipi, non pietistico, e pienamente rappresentativo della vita del protagonista e di chi lo circonda. Con l’augurio che si creino sempre più spazi alla narrazione, e all’identificazione, verso un immaginario libero dai pregiudizi.”
Menzione Speciale tra i Lungometraggi a Opponent di Milad Alami, storia di Iman, un ragazzo iraniano che vive con la famiglia in Svezia. Per venire incontro ai suoi cari, riprende la carriera di lottatore; questa scelta lo costringerà a fare i conti con i motivi per cui è dovuto fuggire dal paese d’origine. La giuria ha motivato il premio con la seguente dichiarazione. Il film è stato premiato “per il valore politico, il messaggio intersezionale e l’attualità di cui è portatore. Le tematiche che affronta, tra cui la persecuzione politica nell’Iran di oggi e la situazione delle persone richiedenti asilo, sono oggetto di un’opera drammaturgicamente risolta. Il racconto, assolutamente coinvolgente, ci mostra uno spaccato di realtà che riteniamo fondamentale portare all’attenzione.”
Out of Uganda di Rolando Colla e Josef Burri ha vinto il Premio Miglior Documentario. “Per aver acceso un faro su una doppia violenza istituzionale: quelle delle autorità politiche e religiose del Paese di origine, che violano i diritti umani fondamentali rivendicando persino l’uccisione delle persone lgbtq+, e quella anonima degli apparati burocratici nei Paesi di accoglienza, che pur rappresentando un rifugio non sempre riescono a dare salvezza alle persone LGBTQ+ perseguitate”, queste le parole dei giurati.
Menzione Speciale tra i documentari a Seven Winters in Tehran, di Steffi Niederzoll. Il film racconta la storia di una studentessa che è stata impiccata per aver ucciso il suo stupratore. La giuria ha così motivato il premio: “Per aver mostrato il coraggio di una donna e della comunità nata intorno a lei nell’affrontare al prezzo della vita un regime che – dietro al pretesto della religione – reprime sistematicamente i diritti delle persone. Il film racconta la storia di una donna ma denuncia un sistema di potere che discrimina e uccide anche le persone LGBTQ+.”
L’attente di Alice Douard vince il Premio Miglior Cortometraggio, “Per la capacità di coniugare elegantemente la commedia e il tema della maternità lesbica, attraverso due interpreti efficaci e una sceneggiatura sofisticata che possiede la compattezza e la grazia di un piccolo film. In maniera matura e al tempo stesso ironica L’attente riesce, partendo dalla dimensione intima di una coppia di madri nelle ore del travaglio, a creare una commedia drammatica che mette al centro, con profondissima umanità, una madre intenzionale alla ricerca di un ruolo che la società ancora non sa dove collocare. È proprio in un non luogo, l’ospedale, che questa madre si confronta con padri al primo o al terzo figlio, facendone L’attente una storia intelligente ed originale sul desiderio di genitorialità, narrata attraverso una messa in scena sapiente in grado di valorizzare un testo che lavora in sottrazione ma che al tempo stesso restituisce al pubblico un momento di risata e di commozione.”
Menzione Speciale tra i Cortometraggi a The Script di Brit Fyer e Noah Schamus. La giuria ha motivato questa scelta specificando: “The Script riceve una menzione speciale per l’intertestualità e la spinta di sperimentazione. Il dispositivo metacinematografico, che coniuga fiction e documentario, riesce a non interrompere il flusso emotivo che le scene veicolano. Il corto sorprende anche per la schiettezza con cui mette di fronte il pubblico al dibattito sulla medicalizzazione dei corpi.”
Queendom di Agniia Galdanova ha conquistato gli spettatori, vincendo il Premio del Pubblico. Il lungometraggio russo racconta la storia dell’artista Gena, oppositrice del regime dittatoriale. Le sue proteste per Mosca sono delle performance radicali che la metteranno in grave pericolo.
La novità di questa edizione è il Queer Music Video Award. La giuria di questa sezione era composta dalla costumista Sabrina Polh, la performer La B. Fujiko e l’artista Dogyorke. Il premio è andato a Disco Crisco, Croce Atroce di Pietro Agostini e LoZelmo.