Qualcosa di noi, di Wilma Labate
Presentato all'ultima edizione del Torino Film Festival il documentario si inserisce all'interno della filmografia della regista romana, da sempre attenta a temi dalla forte connotazione sociale, scegliendo una prostituta, Jana, per svolgere il ruolo di guida, alla pari del Virgilio dantesco, all'interno dei gironi, fatti di incertezze, ansie ed esitazioni che costituiscono le vite professionali e non di dodici aspiranti scrittori.
Jana ha quarantasei anni, due figli, un compagno e per vivere si prostituisce. Una scelta consapevole e libera dalla quale ha cancellato ogni traccia di senso di colpa o vergogna per lasciare spazio al rispetto e all'amore per se stessa. Wilma Labate parte da lei per il suo documentario Qualcosa di noi e la mette a confronto con dodici allievi della scuola bolognese di scrittura, Bottega Finzioni, dei quali è stata lei stessa insegnante, per catapultarli all'interno di una cornice bucolica dalle reminiscenze boccacciane, nel borgo di Iano, vicino Sasso Marconi. Partendo da una casa di appuntamenti clandestina attiva negli anni '60 e riconvertita in albergo, la Labate filma, con una macchina a mano che ne scruta con delicatezza i volti, confessioni e confidenze di Jana, incalzata dalle domande dei dodici allievi/scrittori che lentamente, alla luce della schiettezza disarmante della donna, si lasciano andare, raccontando schegge delle loro vite e delle loro esperienze, mostrando varie realtà.
Presentato all'interno della rassegna Diritti&Rovesci, presieduta da Paolo Virzì, all'ultima edizione del Torino Film Festival, il documentario, parte dal denaro e dal corpo, per Jana vera e propria azienda e fonte di sostentamento, per aprirsi verso risvolti più intimi e personali che mettono in gioco i dodici aspiranti scrittori, tra pregiudizi, paure e aspirazioni. Qualcosa di noi si inserisce perfettamente all'interno della filmografia della regista romana, da sempre attenta a temi dalla forte connotazione sociale, scegliendo una prostituta, Jana, per svolgere il ruolo di guida, alla pari del Virgilio dantesco, all'interno dei gironi, fatti di incertezze, ansie ed esitazioni che costituiscono le loro vite professionali e non. Vero e proprio centro della pellicola, tanto da vincere il Nastro d'Argento come migliore protagonista nei documentari dell'anno, Jana fagocita lo schermo e l'attenzione degli spettatori e costituisce il punto di equilibrio che sorregge l'opera, tanto da perdersi e risultare meno convincente quando la storia, nella seconda parte del lavoro, si sposta per seguire alcuni degli aspiranti scrittori nelle loro vite, fatte di piccoli appartamenti londinesi o logge del Teatro Valle occupate.
Regia: Wilma Labate
Durata: 74'
Distribuzione: Cinecittà Luce