Lettera a tre mogli, di Joseph L. Mankiewicz

Dal romanzo di John Klempner, i tanti vizi privati della società americana del tempo. Oscar per la miglior regia e sceneggiatura. In sala da oggi

--------------------------------------------------------------
INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER LA SCENEGGIATURA, CORSO ONLINE DAL 28 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Non credo nell’uguaglianza delle persone. Nasciamo uguali, ma l’uguaglianza cessa dopo cinque minuti: dipende dalla ruvidezza del panno in cui siamo avvolti, dal colore della stanza in cui ci mettono, dalla qualità del latte che beviamo e dalla gentilezza della donna che ci prende in braccio.” Joseph Leo Mankiewicz

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Il problema dell’uguaglianza sociale nell’America del dopoguerra tra il potere pervasivo del mezzo radiofonico e l’avanzare del modello pubblicitario. Riguardandolo a posteriori, Lettera a tre mogli sembra il prequel di Desperate Housewives e di Mad Men, esempio seminale di moderna “commedia di costume” in una confezione elegante e allo stesso tempo maliziosa.

Mankiewicz e Vera Caspary, ispirati dal romanzo A Letter to Five Wives di John Klempner, costruiscono una sceneggiatura geometrica intersecando le storie di tre coppie apparentemente felici ma in realtà minate dal dubbio e dalle differenze socio-economiche. Il film sancì il definitivo successo di Mankiewicz nel firmamento Hollywoodiano, con due Oscar pesantissimi, migliore regia e migliore script.

lettera a tre mogli linda darnell ann sothern jeanne crainLettera a tre mogli si apre con la originale voce narrante (espediente utilizzato in tanti altri film di quel periodo, ad esempio Viale del tramonto), di Eva Ross, donna fatale che è il motore degli avvenimenti ma verrà sempre tenuta nascosta agli occhi dello spettatore come fantasma, proiezione inconscia delle paure e dei desideri femminili e ambiguo alter-ego del regista onnisciente e manipolatore.

Sull’esempio del cinema di George Cukor e Billy Wilder, dietro le storie delle tre mogli Deborah Lora e Rita, si nascondono i tanti vizi privati (e le poche pubbliche virtù) della società americana del tempo. Mankiewicz usa il flashback come strumento spettroscopico capace di rivelare le diverse sfumature dei protagonisti. Si va dal complesso di inferiorità di Deborah (Jeanne Crain) ragazza campagnola che si trova a disagio nell’ambiente alto borghese, alla scalatrice sociale Lora (Linda Darnell) che utilizza il proprio fascino seduttivo per fare abboccare Porter (Paul Douglas), il maturo imprenditore di successo che sbava sul suo fondoschiena e sulla calza di nylon sapientemente sfilacciata. Tra questi due estremi, la signora della middle class Rita (Ann Sothern), autrice radiofonica che si confronta con il sarcasmo e il cinismo del marito George (Kirk Douglas), che al contrario vede nella radio un mezzo di pubblicità occulta e di omologazione di massa.

lettera a tre mogli kirk douglas, ann sothern, jeranne crainMankiewicz pone in contrasto la cultura del professore George con la grettezza e l’avidità dei proprietari della radio: il suo prezioso disco di vinile del Concerto n. 2 di Brahms viene spezzato dalla goffaggine e dalla volgarità dilagante. Con l’accumularsi dei flashbacks lo spettatore non ritiene improbabile che Eva Ross possa essere scappata con uno dei mariti, approfittando di rancori e risentimenti repressi. A un livello più profondo di lettura possiamo dire che Eva è la proiezione delle insicurezze delle tre donne, figura spettrale e ombra lussuriosa che minaccia l’istituzione del matrimonio. Ma il vero nemico di queste fragili donne sembra essere una strisciante sfiducia in sé stesse nei confronti del proprio partner, alimentata da un modello che la radio impone 24 ore su 24, come in un condizionamento pavloviano.

C’è tutta l’America di fine anni ’40 nel bianco e nero contrastato di Mankiewicz: i sogni del dopoguerra, la mitologia della famiglia americana, le canzonette alla radio, il fumo come emancipazione, l’alcool come anestetico. Si prova a indossare abiti più consoni all’ambiente mescolando verità e bugia: le tre donne misurano le differenze che li separano dai rispettivi mariti e trovano a livelli diversi un compromesso: alla fine trionfa il politicamente corretto e il fantasma della libertà rimane solo, con un bicchiere rotto. E una lettera, vera di notte falsa di giorno, è pronta per essere rispedita al mittente.

Titolo originale: A Letter to Three Wives

Regia: Joseph L. Mankiewicz

Interpreti: Jeanne Crain, Linda Darnell, Ann Sothern, Kirk Douglas, Paul Douglas

Distribuzxione: Lab 80 Film

Durata: 103′

Origine: Usa 1949

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array