“Aida degli alberi” di Guido Manuli

Un trionfo della grafica di sovrapposizione. Ma anche e soprattutto un tentativo di trovare una forma di scrittura il più possibile vicina al corpo come nei “manga”

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Avranno visto Manuli, tutto il team della Lanterna Magica, e la saggia Film Commission torinese lo splendido “La principessa Mononoke” di Hideo Miyazaki? Può essere: in fondo quel lungometraggio a sfondo ecologico ha avuto un’incerta distribuzione nazionale. Del resto il sospetto di creatività sterile grava su Manuli dai tempi della “pixillation” e della “truka” di “Volere volare” per Maurizio Nichetti. Come è quindi questo racconto per cartoons? Bellissimo e importante: dalla democratizzazione culturale della lirica è sorta la bellezza. Come dal mellifluo coccodrillo Raz scaturisce spesso la simpatia. Con i due mondi divergenti nel paese di Cartoonia: la rigogliosa Arboria e la spoglia e arida Petra. Per due diverse concezioni cromatiche della scenografia “ottica” : il rosa del deserto, la volta celeste sopra Petra verde. Evidenziare la maestria tecnica di Manuli è quasi una missione impossibile nella contabilità di tutte le inquadrature, visti i 240.000 disegni e le 1400 scenografie su carta che le fondano. Basta menzionare le campagne militari di Radames: zoom impazziti su “storyboards” che acquistano repentinamente dinamismo, mentre gli eserciti combattono. Un trionfo certo della grafica di sovrapposizione. Ma anche e soprattutto un tentativo di trovare una forma di scrittura il più possibile vicina al corpo come nei “manga”. E’ un linguaggio espressivo propriamente filmico, che rende queste inquadrature dichiaratamente teoriche. Tecnica che manca agli ultimi lungometraggi della Disney (incluso “Atlantis”) e magari mancherà anche all’ex- collaboratore della Lanterna Magica Enzo D’Alò con il rivale “Momo”. Oltretutto vale più anche delle riprese sinusoidali di “Final Fantasy”, l’animazione di Manuli, poichè non si preoccupa di contestualizzare a tutti i costi riferimenti pittorici, stratificazioni di cromie come il suddetto Miyazaki, pirotecnie profilmiche dovute alla mancanza di forza di gravità alla Chuck Jones e traiettorie orizzontali della m.d.p. In effetti Guido Manuli dixit: “Disney e Spielberg si sono già presi tutte le favole possibili e immaginabili: così mi è venuto in mente di pescare nel mondo della lirica, di raccontare Aida, che è una bellissima storia d’amore fra due figli di due popoli in guerra, è il Giulietta e Romeo dell’Antico Egitto.” Sotto lo sguardo cristallino del regista attraverso il cartoon quindi la sfera emozionale è interrogata e scandagliata. Un “work in progress” dei sentimenti che si sottrae alle dinamiche percettive preesistenti. Ed è l’amore a sconfiggere il malefico Satar, meglio di un duello all’arma bianca. Con l’animazione quindi i sentimenti e i corpi coincidono finalmente con la vita, e chi non ama il lungometraggio d’animazione e come se non andasse mai al cinema.

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Regia: Guido Manuli
Sceneggiatura: Guido Manuli, Umberto Marino
Direzione artistica: Victor Togliani
Produzione: Medusa Film/Aida ltd.
Distribuzione: Medusa
Durata: 75’
Origine: Italia, 2001

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