Aitanic


Regia: Nino D'Angelo
Sceneggiatura: Nino D'Angelo, Lorenzo De Luca
Fotografia: Sergio D'Offizi
Montaggio: Giogiò Franchini
Musica: Nino D'Angelo
Scenografia: Rafaele Di Florio
Costumi: Adriana Scotti
Interpreti: Nino D'Angelo (Leonardo Di Capri/Neon), Sabina Began (Giulia), Giacomo Rizzo (Aitano), Mauro Di Francesco (Riccardo), Maria Del Monte (Filumena), Aurelio Fierro (Don Capillo), Pietra Montecorvino (sigarettaia), Enzo Gragnaniello (tassista), Mario Scarpetta (maresciallo Cocca)
Produzione: Giovanni Di Clemente per Clemi Cinematografica
Distribuzione: CDI/Buena Vista Internatioal Italia
Durata: 92'
Origine: Italia, 2000


Altro che Dancer in the Dark. Il vero neo-musical "revisionato" del Duemila è il diversissimo Aitanic di Nino D'Angelo.
L'ex "caschetto biondo", infatti, s'appropria dei materiali tipici del genere, rielaborandoli sapientemente sempre sul confine del kitsch, come deve essere in questi casi; ma, al tempo stesso, non ne tradisce mai l'essenza più spettacolare, condividendone in pieno lo spirito, poiché tutto si potrà dire del musical tranne che debba essere un'esperienza "punitiva" (e, non a caso, D'Angelo "concede" un fondamentale lieto fine).
Ovviamente, il regista-attore-cantante si rifà alla commedia musicale che sente più vicina alla sua formazione artistica, cioè quella rinvigorita dalle tinte forti della post-sceneggiata anni Settanta-Ottanta: anche con reiterati rimandi alla propria autobiografia, smitizzata con sincera ironia quando molti vorrebbero imbalsamarlo come "mito alla moda" (si pensi solo all'impagabile sequenza in cui sono mostrate immagini dei suoi vecchi film, prima della battuta rivolta a Sabina Began nel momento più romantico del film: "Volevo dirti pure io una cosa. Anch'io, una volta, portavo il caschetto!").
Ma Aitanic – dietro una messa in scena sincera, mai artefatta – è tante altre cose: sanguigno pamphlet politico anti-leghista ed anti-razzista (in modi diversissimi, però, da quelli finto-simpatico-declamatori di Sud Side Stori: D'Angelo non s'è "normalizzato" e conosce di persona tutto ciò di cui parla), gustosa parodia dei kolossal hollywoodiani, satira graffiante della scena musicale partenopea dei cosiddetti neo-melodici, storia d'amore assolutamente spudorata (tra il De Santis di Un marito per Anna Zaccheo ed il Cameron di Titanic).
La regia di Nino D'Angelo, infine, è – com'era ovvio attendersi – innanzitutto musicale e prende spunto dalle trascinanti sonorità di una colonna sonora che si propone, a sua volta, come piccolo, grande capolavoro (basti citare brani come la title track Aitanic, il bluesaccio Sigarette, chi fuma con la roca voce di Piera Montecorvino, l'iniziale eduardiana Cafè cafè o momenti esilaranti come Neon Melodicon e Terroni Dance).
Diego Del Pozzo

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