"Baby Mama", di Michael McCullers

Per la commedia americana, il 2008 è stato l'anno della maternità. Fosse uscito a tempo, e non come fondo di magazzino, Baby Mama si sarebbe collocato in un contesto in cui gli esempi migliori sono stati Knocked Up e Juno. Così, invece, è solo il trampolino di lancio per Tina Fey e Amy Poheler, le due dive del Saturday Night Live. Gli fa infatti difetto la spontaneità, quella che trasuda in Judd Apatow e in Jason Reitman.

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Baby Mama è arrivato in Italia con dodici mesi di ritardo, messo a tappare i buchi della programmazione estiva. Forse sarebbe stato più opportuno vederlo lo scorso anno, quando il suo arrivo sugli schermi americani si inserì in una stagione in cui la commedia era stata dominata dal tema della maternità: tutti titoli di grande successo, inaugurati da Knocked Up e arrivati all’Oscar con Juno, il film-fenomeno di Jason Reitman, che vinse l’Academy per la migliore sceneggiatura originale, scritta dalla blogger Diablo Cody. Privato del suo collocamento in quello che è stato il tema principale del genere nel 2008, un film come Baby Mama è una tiepida commedia che perde fascino non appena esce dai suoi confini geografici e culturali, e i doppiatori vi mettono mano nell'impresa impossibile di adattare al nostro gusto battute che funzionano per il pubblico d’oltreoceano. Perché Baby Mama – al di là del desiderio di procreare che ha segnato il riflusso del dopo Bush, quasi fosse una ritirata verso il valore delle cose più semplici ed elementari – rappresenta più che altro il trampolino di lancio per due dei volti più noti della comicità televisiva americana, e il plot scritto da Michael McCuller (la funzione della regia è in questi casi del tutto accessoria) è tagliato su misura per quello che deve essere il lungo show di Tina Fey ed Amy Poheler, le due dive del Saturday Night Live che con questo film si sono affacciate sul grande schermo. Dopo dieci anni da mattatrice della trasmissione, la Fey è diventata popolare per la sua imitazione di Sarah Palin durante la campagna elettorale, mentre la Poheler ha partecipato a sette stagioni, oltre ad essere la moglie di Will Ferrell. Almeno sul piccolo schermo, il loro talento non è in discussione: al cinema, la loro comicità verbale sembra sbiadita. Le due si fronteggiano scambiandosi le inquadrature e duettando continuamente secondo uno dei più abusati fulcri della comicità: la strana coppia, la avveduta donna in carriera e la scapestrata ragazza dei bassifondi che si ritrovano costrette a convivere, visto che una ospita l’ovulo fecondato dell’altra (oppure fa finta di farlo per denaro). La traccia ricorda molto quella di Baby Boom con Diane Keaton, che a metà degli anni ottanta cercò di mostrare il lato umano di una generazione di yuppies già in decadenza. Qui è un viaggio godibile che manca di leggerezza, quello stesso tocco di spontaneità che possedevano sia il film di Judd Apatow sia la madre-adolescente impersonata da Ellen Page. Se non altro, è l'occasione per vedere Steve Martin intento a patrocinare il loro esordio con uno dei suoi soliti lampi di genio.

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Regia: Michael McCullers
Interpreti: Amy Poehler, Tina Fey, Greg Kinnear, Dax Shepard, Romany Malco, Sigourney Weaver
Origine: USA, 2008
Distribuzione: Universal
Durata: 99’

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