BERLINALE 63 – "Gloria", di Sebastian Lelio (Concorso)

Gloria è un film su una donna divorziata che rivendica il suo diritto di comportarsi come un'adolescente nonostante abbia cinquantotto anni. Canta canzoni smielate in macchina. si commuove spesso e prova a cercare di nuovo il grande amore. Sebastian Lelio la tiene al centro della scena, la pedina con dei primi piani insistiti e la sincera empatia per i suoi sforzi non nasconde il loro lato patetico.

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Gloria è in concorso al Festival di Berlino ma ha già vinto un premio alla rassegna di San Sebastian. Il film racconta in modo efficace gli sforzi di una donna divorziata di cinquantotto anni per sottrarsi alle incombenze della solitudine e della vecchiaia. La storia ha il merito di considerare tutti gli umori e le complicazioni che accompagnano la ricerca di un nuovo amore e la cura del suo corpo. Sebastian Lelio mette al centro la vitalità della protagonista ma riconosce che la sua tenacia ha anche dei risvolti patetici: mostra la sessualità e l'inevitabile deperimento dei corpi ma non si vergogna di affermarne il diritto. Le sue disavventure sentimentali sono dei passi falsi che generano una sincera empatia: Gloria gira per i locali e le sale da ballo, cerca di accompagnarsi a qualcuno e quando è in macchina non sfugge alla tentazione di cantare delle smielate canzoni melodiche. La sua voglia di continuare a sedurre è anche il capriccio di chi non si vuole rassegnare al passaggio dell'età e crede di avere ancora il tempo per ricominciare da capo. E' l'illusione che coltiva quando inizia una relazione con un uomo persino più grande e si mette in competizione con il suo rapporto morboso con le figlie: non si può fare finta di non avere avuto un'esistenza precedente… La frustrazione per la realizzazione dei suoi sogni impossibili e dei suoi rigurgiti adolescenziale la spinge ad esagerare con l'alcool: la sceneggiatura non trascura mai l'altro lato della medaglia. Sebastian Lelio evita gli eccessi e sceglie una messa in scena che punta sul pedinamento: Paulina Garcia deve sostenere il peso di una macchina da presa che non la molla nemmeno un momento e ha bisogno di rubare dei primi piani isolati. Il film la segue nelle azioni quotidiane e registra ogni sua reazione: gli eventi si mantengono sempre fuori campo perchè l'unica necessità è il loro riflesso sulla protagonista. La figlia legge una mail romantica che le ha mandato il fidanzato e l'inquadratura resta solo sulla sua progressiva commozione. Gloria è simpatica perchè nonostante abbia un glaucoma e sia già diventata nonna si comporta come una ragazzina e fa gli stessi errori. Il film ha una forma di indulgenza ma non nasconde le delusioni, i dolori e la dura realtà che bisogna accettare la solitudine e iniziare a conviverci. L'enfasi e la tendenza al melodramma non appartengono al film: questo autocontrollo e questa onestà di fondo verso l'eroina, i suoi tormenti e le sue ambizioni sono gli strumenti con cui si ritaglia la sua dignità. Sebastian Lelio rifiuta la forzatura del lieto fine ma lascia capire che la speranza è l'ultima a morire…

 

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