Blog DIGIMON(DI) – S.O.P.A., Wikipedia e Copyright, la battaglia culturale del XXI secolo

Dopo l’aggressiva (quanto inutile) legge francese sul download oggi è la volta degli Stati Uniti, che con questa Stop Online Piracy Act e con il PROTECT IP Act in discussione alla Commissione di Giustizia rischia di creare un “muro” globale alla libertà della rete. Con la differenza che gli Stati Uniti sono di fatto la “patria” di Internet, dove la rete è nata e dove ci sono le principali aziende mondiali del web (Google, Facebook, Twitter, Wikipedia, Yahoo, ecc…), e quindi quello che lì accade si ripercuote inevitabilmente sull’intero panorama mondiale.

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Per sintesi oggi preferisco citare due post che condivido: Massimo Mantellini che proprio oggi spiegava come le questioni della battaglia sul Copyright negli USA ci riguarda direttamente; e Luca de Biase, che ha scritto un post così “tecnicamente” perfetto che preferisco citare integralmente:

La protesta mondiale contro la Sopa dimostra ancora una volta la leadership culturale dei modelli intelligenti come Wikipedia nell’ambito della discussione su come regolare i diritti sul web.

Sopa non va bene perché offre molte nuove armi a chi difende un’idea di copyright che non è messa in difficoltà solo dalla pirateria ma soprattutto dalla tecnologia digitale di per se e che continuerebbe a essere in difficoltà anche se malauguratamente passasse la Sopa. Con l’aggravante che gli editori potrebbero pensare che l’innovazione nel loro settore sia meno urgente e quindi potrebbero ridurre ulteriormente la loro disponibilità a innovare. Lasciando libero campo all’ulteriore crescita delle piattaforme digitali come Google, Facebook, Apple e Amazon.

Il copyright è un diritto importante. Ma il modello di business tradizionale degli editori basato sull’acquisto del copyright e la sua rivendita in modo esclusivo sulle loro tecnologie è in difficoltà. Perché le loro tecnologie sono in difficoltà e di conseguenza il loro modello di business.

Se gli autori non avranno più convenienza a vendere agli editori il loro copyright, cioè se gli editori non riusciranno a ritrovare una qualche leadership culturale per ripagare gli autori, questi cercheranno altri modi per vendere il loro copyright. Amazon è già un’alternativa. E altre piattaforme potrebbero diventarlo. La priorità degli editori non è difendere il vecchio modello di business ma innovare la propria tecnologie e il proprio modello di business.

La difesa del modello di business tradizionale degli editori, condotta con la logica della Sopa, ha peraltro conseguenze dannose sulla ricchezza della cultura, sulla creatività, sull’innovatività della rete. E quindi danneggia molto i cittadini, mentre non aiuta gli editori a migliorare. E quindi è una pessima idea.

Di editori intelligenti e innovativi c’è peraltro sempre più bisogno. Perché affidare tutto solo alle piattaforme digitali, come Amazon, Google, Facebook e Apple non farebbe bene alla cultura e alla creatività. (cfr: piattaforme private e commons).

Sulla questione della pirateria e delle leggi sul Copyright torneremo. La questione riguarda tutti, non solo Internet, ma anche il cinema e chiunque produce contenuti digitali, che ormai sono quasi tutti i contenuti culturali che vengono creati…

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