Blu e Flippy – Amici per le pinne, di Mohammad Kheyrandish

Un film sghembo, diseguale, ma che ha il merito di fare tanto (anche troppo) con il poco che ha e racconta la crescita con un inusuale retrogusto cinico.

--------------------------------------------------------------
INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER LA SCENEGGIATURA, CORSO ONLINE DAL 28 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

C’è poco da girarci attorno. L’animazione europea si riduce ad una scelta di campo evidente, ad un dentro o fuori il meccanismo rodato della Disney rispetto al quale i singoli studi decidono di prendere posizione. Blu e Flippy – Amici per le pinne, co-produzione tra Russia, Germania e Turchia, non fa eccezione e, anzi, finora è il progetto che si schiera in modo più plateale. Ce lo racconta in realtà già benissimo la storia che sceglie di raccontare, con Blu, un bimbo adottato da una colonia di delfini dopo che l’aereo su cui viaggiava si è schiantato in mare che decide di ritrovare la sua vera madre. Per farlo si troverà a confrontarsi con una rivelazione sul suo passato che rischia di mettere a rischio l’intera superficie del mare. La linea è evidente, la Disney, tra Tarzan e Mowgli è tenuta sempre a portata, anche usando approcci legatissimi a quell’idea di cinema, dagli intermezzi cantati ai tentativi, non scontati di costruire attorno al piccolo Blu e al suo amico delfino Flippy, un mondo vivo, pulsante, retto da dinamiche inedite. Peccato rimanga quasi tutto su carta, in potenza. Kheynradish si confronta, in sostanza, con lo stesso problema dell’Ispettore Ottozampe: non ha la potenza di fuoco né la risolutezza per emergere al livello delle ispirazioni.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Per certi versi è dunque un film che si fa bastare il poco che ha, conscio di non poter mantenere a lungo una narrazione di vero ampio respiro e dunque pronto, appena può, a chiudere i suoi personaggi ed il racconto in contesti più piccoli. E allora può capitare di incappare in certe illuminazioni, di cogliere la suspence, il senso dell’avventura, nella sequenza dell’esplorazione del relitto, oppure di lanciarsi in segmenti quasi sperimentali per certo cinema come quello, lisergico, in cui Blu e Flippy sperimentano il plancton allucinogeno.

Il prezzo da pagare, prevedibile, è un racconto mai davvero coeso e che rischia di andare in mille pezzi soprattutto quando l’azione si sposta sulla terraferma, tra una scrittura elementare e spunti che movimentano un film sempre più schizofrenico, che in certi momenti pare assecondare i tratti di almeno una decina di generi diversi. Eppure Kheyrandish pare credere fermamente in ciascuno di essi, quasi si divertisse a truccare le carte, a giocare con le attese del pubblico, a far deviare il sistema su altre strade appena può: senza apparente soluzione di continuità Blu e Flippy. Amici per le pinne è dunque dapprima un film sportivo, poi un racconto di formazione a tematica ambientalista e poco prima della fine alza il ritmo e diviene un blockbuster action a cento all’ora teso tra atmosfere da horror ed il respiro del monster movie.

Kheyrandish non riesce forse a evitare una sensazione giocosa di fondo, come se volesse dimostrare di poter rivaleggiare con i generi delle grandi produzioni pur senza averne i mezzi, salvo non ammettere apertamente che a quelle suggestioni manchi sempre qualcosa, prima tra tutte l’epica, per raggiungere piena maturazione, eppure il suo atteggiamento colpisce poiché, nel marasma di segni, Blu e Flippy. Amici per le pinne riesce a tenere la barra dritta su un elemento inatteso, l’unico, forse, che conta davvero.

Perché il film di Kheyrandish riscopre uno strano cinismo, quasi da Disney da Golden Age, un dolceamaro che sta sul fondo del racconto e non lo abbandona mai, arrivando a ripensare da zero intere sequenze a partire dalla loro temperatura emotiva. Non tutto, certo, è a bersaglio, eppure è evidente quanto il racconto non volti la testa di fronte ai suoi passaggi più cinici, tra un protagonista “usato” dagli umani per le sue caratteristiche particolari, la sequenza in cui Blu si aggira, perso, nel mercato e crede che ogni donna sia sua madre e certi momenti quasi programmatici, come quello del pesce che, salvato dal protagonista, non riesce comunque a raggiungere un mare apparentemente a portata di mano, se, certo, non fosse ancora bloccato nella sua bolla.

Rimane un film evidentemente irrisolto, sballottato tra le sue suggestioni, incapace di trovare una quadra, eppure racconta l’emotività della crescita con inatteso coraggio, a tal punto che viene da chiedersi cosa avrebbe potuto essere il film se avesse scelto una svolta davvero intimista piuttosto che cedere a (pur divertenti) colpi di testa.

 

Titolo originale: Malchik-delfin/Dolphin Boy
Regia: Mohammad Kheyrandish
Voci: Polina Avdeenko, Yuliya Rudina, Boris Khasanov, Yuliya Zorkina, Vasilisa Ruchimskaya
Distribuzione: Adler Entertainment
Durata: 90′
Origine: Russia, Germania, Turchia, Iran 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.7
Sending
Il voto dei lettori
1 (1 voto)
--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array