Body Odyssey, di Grazia Tricarico

Un film-indagine sul corpo e le sue pulsioni, anche estreme ma che è capace di volgersi continuamente verso uno sguardo femminile e femminista.

--------------------------------------------------------------
INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER LA SCENEGGIATURA, CORSO ONLINE DAL 28 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

La bodybuilder professionista Mona, dopo una lunga carriera nel mondo dello sport e del bodybuilding ora è a un passo dal più importante riconoscimento della sua vita: vincere il titolo mondiale di Miss Body Universe. E Kurt, il suo fidato preparatore storico, la affianca lungo questa ardua scalata verso l’Olimpo del culturismo allenandola e plasmandola, sentendosi come un Dio greco che crea dal nulla della materia viva ma facendo subdolamente solo i suoi interessi. Body Odyssey, esordio nel lungometraggio di Grazia Tricarico, è un film che sin dai primissimi istanti gioca a carte scoperte, in un connubio strettissimo tra video arte e cinema e che sviscera il macrotema arcaico del corpo in chiave ancestrale, a tratti crepuscolare.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

In Body Odyssey è fortissimo e palpabile l’apporto della video arte, dato il trascorso della regista. E qui l’afflusso visivo di certe scelte racconta efficacemente la sinuosità del tema “corporeo”. Su Mona (interpretata da Jacqueline Fuchs, tra le bodybuilder più note al mondo) la regia effettua una ricerca-indagine perpetua attraverso le forme e le insenature, come un continuo sguardo su un paesaggio troppo bello da ignorare. Mona la vediamo muoversi in ambienti che non sembrano mai accoglierla sinceramente, come se l’ingombrante corpo che porta addosso scalfisse la tranquillità di chi guarda. Questo film in effetti è anche una lucidissima riflessione sulle scelte etiche dell’esporre o meno; sul mettere in difficoltà chi osserva. Scomodare sembra essere proprio la parola d’ordine, e lo capiamo nei frangenti in cui la protagonista sceglie di affacciarsi al mondo esterno (fuori la lussuosa e barocca palestra The Temple Gym nella quale si allena), qui la risposta che riceve è sempre un disgusto sottinteso, un ribrezzo che intercorre tra gli altri e Mona. Come se vi fosse qualche differenza.

L’innamoramento della protagonista nei confronti del giovane Nic poi inaugura un ulteriore tema di Body Odyssey. Nella leggerezza dell’acqua – elemento che periodicamente ritorna – i corpi dei due possono liberarsi come senza peso: questa metafora posta in contrasto alla silhouette di Mona racconta molto delle sue lacune affettive. Nic infatti non nutre un sincero affetto, bensì un passeggero e vorace fremito d’eccitazione che non lascia orme concrete. Nessuno nell’universo di Body Odyssey pare quindi accettare o perlomeno capire pienamente Mona, che spinta dalla voce del suo corpo verso scelte dettate dalla fame, e non più dalla ragione, tende verso strade autodistruttive.

In effetti il rapporto con il cibo e gli steroidi è un ulteriore flusso centrale di Body Odyssey, pensando alla riflessione estesa della materia che costituisce, rafforza o avvelena il corpo di Mona. La sua dieta è controllata in ogni singolo milligrammo di cibo assunto, mentre gli steroidi sono un elemento di natura chimica in grado di assopire l’apparato corporale. Questa maniacale osservanza, come microscopica, della materia che infine diventa parte di noi stessi è uno sguardo attento; quasi scientifico della crescita. Crescita che inevitabilmente racconta un intimità – e che ben presto evolve, divenendo conflitto.

Il film di Grazia Tricarico inoltre non si esaurisce mai a una riflessione universale sul corpo, ma accenna continuamente a uno sguardo femminile e femminista. Body Odyssey non nasconde affatto le pulsioni provenienti dal corpo di Mona in rapporto alla sessualità. La “fluidità” che passa attraverso tutta la visione quindi rimanda a una necessaria liberazione, focus tipico della corrente femminista: l’abbattimento delle differenze di genere inizia proprio dal riconoscimento indiscusso della libertà individuale.

Regia: Grazia Tricarico 
Interpreti: Jacqueline Fuchs, Julian Sands, Adam Misík, Stefan Sauk, Lukas Loughran, Hanna Ullerstam, Maximilian Dirr, Tim Pritchett, Jun Ichikawa, Mili Pecherer, Jacelyn Parry
Distribuzione: Fenix Entertainment
Durata: 104′
Origine: Italia, Svizzera, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
Sending
Il voto dei lettori
3.75 (4 voti)
--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array

    Scrivi un commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *