#Cannes68 – Emmanuelle Bercot, Catherine Deneuve e il cinema delle donne.

La regista e la star francese hanno aperto oggi il festival con La tête haute, presentato in competizione. Al centro del film, un ragazzo sbandato, un giudice minorile e un educatore

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“C’è tutto un cinema francese che parla al femminile. Oggi nel nostro paese ci sono 67% di uomini e 33% di donne e ci sta anche delle giovani generazioni che si stanno affermando. Dei quattro film francesi che sono in concorso, due sono state realizzati da cineaste: Maïwenn e Valerie Donzelli”. L’ attrice Emmanuelle Bercot, al quarto lungometraggio dietro la macchina da presa dopo Backstage (2005), Student Services (2010) ed Elle s’en va (2013, che vedeva protagonista sempre la Deneuve), apre ufficialmente  il 68° Festival di Cannes presentando fuori concorso La tête haute che segue il percorso educativo di Malony (interpretato dal giovane Rod Paradot) dai 6 ai 18 anni e che un giudice minorile (Catherine Deneuve) e un educatore (Benoît Magimel) cercano di riportare sulla retta via. Si tratta della prima volta che una regista inaugura il festival. “Penso che Frémaux abbia scelto questo film in apertura perché gli interessa e non perché era realizzato da una donna. In ogni caso ci ha fatto un grande regalo”.

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catherine deneuve in la tete hauteCatherine Deneuve si sofferma sul suo personaggio: “È un mestiere che, da un punto di vista cinematografico, non si conosce molto. Sono stata quindi molto interessata a questo ruolo sin da subito”. E poi aggiunge: “Per prepararmi alla parte del giudice minorile sono stata più volte al tribunale di Parigi per vedere le udienze. E nel film ho cercato di creare un’attrazione, un contatto con ragazzi che hanno dentro qualcosa di molto selvaggio. Questo è un film molto particolare, necessario, d’autore, ma anche molto adatto per il pubblico”.

Sulla vicenda di Malony verrebbe da tirare in ballo Truffaut e I 400 colpi, ma la regista se ne distanzia subito: “Non ho mai dei punti di riferimenti cinematografici precisi quando lavoro a un progetto, altrimenti rischio di bruciarlo. Questo è un film che ha già in sé una materia documentaria molto forte. E con il direttore della fotografia Guillaume Schiffman abbiamo cercato di dare una luminosità molto forte per rimarcare i contrasti.

La Deneuve chiude sul ruolo delle star: “Sono il grande problema di oggi. Si cerca di dare rilievo a cose insignificanti, ma è il sistema che è sbagliato. Molto spesso la loro vita personale prevale su quella professionale”.

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