Carlos. Il viaggio di Santana, di Rudy Valdez

Un lungo viaggio nella storia di Carlos Santana che però fatica a decollare ed emoziona solo raramente. Utile per conoscerlo, riscoprirlo o amarlo. Ma niente di più. In sala fino a domani.

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Un lungo viaggio nella storia di Carlos Santana. Comincia nel 1955 e arriva ai giorni d’oggi. Anzi è lo stesso chitarrista e compositore messicano che, inquadrato in primo piano, parla direttamente al pubblico e riavvolge il nastro della sua vita all’indietro. Si comincia con il viaggio a Tijuana con Carlos bambino in auto con la madre e i suoi fratelli alla ricerca del padre che se ne era andato via di casa, una figura fondamentale per l’artista che lo ha iniziato alla musica e inizialmente gli ha fatto suonare, come lui, il violino. Poi a metà degli anni Sessanta c’è la tappa fondamentale al Fillmore Auditorium d Bill Graham dove Carlos andava ad ascoltare i suoi musicisti preferiti. Di seguito la formazione del gruppo, i Santana Blues Band, la grande popolarità raggiunta con Woodstock, la crisi con lo scioglimento della band (“Eravamo stanchi di noi”) deteriorata dal troppo successo e dal gran numero di concerti in un anno, circa 312. Inoltre i cambiamenti negli anni Settanta, la fase spirituale fino al grande rilancio con l’album Supernatural con la partecipazione di artisti come Bobby Martin, Rob Thomas, i Matchbox 20, Eric Clapton, Lauryn Hill, Wyclef Jean, Maná, Dave Matthews, Eagle-Eye Cherry, Everlast e KC Porter, che ha venduto circa 30 milioni di copie nel mondo e ha vinto 8 Grammy Awards, tra cui quello come album dell’anno.

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Il marchio produttivo sembrava già una sicurezza; c’è infatti la mano di Brian Grazer e Ron Howard, la stessa che aveva portato sullo schermo sontuosi (The Beatles: Eight Days a Week) o interessanti (Pavarotti) documentari musicali per la celebrazione di una figura fondamentale della musica per oltre 50 anni fondendo jazz, blues, musica Mariachi e rock n’ roll. Ma malgrado l’enorme lavoro sull’archivio arricchito dai filmati più intimi della famiglia nel passato e nel presente, Carlos. Il viaggio di Santana fatica a decollare e riesce ad emozionare raramente e lo fa solo in parte quando mostra il successo di Supernatural e il legame profondo che si è instaurato negli anni con il capo della Columbia Clive Davis. Per il resto il prologo iniziale con il regista Rudy Valdez e lo stesso Santana già raffredda l’entusiasmo perché troppo parlato e al limite di una celebrazione smisurata di cui il film non aveva bisogno che ha già lasciato emergere un sospetto poi confermato nel corso del documentario: Carlos è troppo presente, guida la sua storia, non si lascia scoprire se non attraverso le sue frasi. Così anche tutti i preziosi filmati vengono depotenziati e perdono quell’impatto emotivo che avrebbero avuto con una narrazione più oggettiva, distante, ma non per questo meno partecipata. Restano dei frammenti e un percorso cronologico sicuramente utile per conoscere, riscoprire o amare come sempre Carlos Santana. Ma la sua figura nel presente offusca quella del passato, anzi il suo passato.

 

Titolo originale: Carlos
Regia: Rudy Valdez
Distribuzione: Nexo Digital
Durata: 87′
Origine: USA, 2023

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.2
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Il voto dei lettori
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