Cinema iraniano sotto shock: Dariush Mehrjui assassinato

Tra i fondatori della New Wave iraniana degli anni settanta, Mehrjui, autore di Banoo – Storia della fiducia e The Cow, è stato assassinato insieme alla moglie Vahide Mohammadifar

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Nel 1997, l’autorevole rivista iraniana Film Monthly pubblica un sondaggio, che coinvolge critica cinematografica e semplici lettori. I risultati definiscono Hamoon di Dariush Mehrjui, una satira oscura dell’Iran moderno, come il miglior film iraniano della storia, perfino superiore ad opere ben più conosciute ed elogiate, anche a livello internazionale, come Il vento ci porterà via di Abbas Kiarostami e Gabbeh di Mohsen Makhmalbaf.

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Eppure, nonostante il Chicago International Film Festival e la Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia abbiano premiato a suo tempo, The Cow (Gaav; 1969), vero e proprio incipit della New Wave iraniana, Dariush Mehrjui, autore dall’importanza universalmente riconosciuta in patria, risulta tutt’oggi una novità assoluta per i cinefili estranei allo scenario cinematografico iraniano popolare.

Perfino la Film Society del Lincoln Center di New York, nel 1998 sceglie di dedicare un’intera retrospettiva alla sua figura, poiché ingiustamente snobbata dallo scenario globale.

Fortemente influenzato da cineasti quali Michelangelo Antonioni, Orson Welles, Vittorio De Sica, Roberto Rossellini, Jean-Luc Godard, Chaplin, Federico Fellini e Ingmar Bergman, Dariush Mehrjui, 84 anni e autore di 25 opere tra cortometraggi e lungometraggi, è stato assassinato a pugnalate, insieme alla moglie Vahide Mohammadifar, nella loro casa vicino a Teheran. Numerosi rumors su di una presunta decapitazione si sono diffusi nelle primissime ore e successivamente smentite dal capo della polizia di Alborz.

Censurato dalla Repubblica islamica, Mehrjui non aveva mai smesso di definire il cinema come “la poesia, che non può schierarsi con nessuno”, rimanendo fermamente convinto che l’arte non dovesse in nessun caso diventare uno strumento di propaganda. Una volontà, che nonostante l’addio a Mehrjui e la moglie Mohammadifar, resta ancora salda, mutando in vero e proprio monito per tutti coloro che restano e raccontano, tanto attraverso il cinema, quanto l’arte, nella sua concezione più assoluta.

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