"Cliciak": mostra fotografica sul treno Cesena-Cannes

"Cliciak" non è solo una parola dove si fondono i suoni onomatopeici del click di una pellicola fotografica e del ciak che fa iniziare a girare quel "nastro" magico di cui sono farcite "le pizze che più ci piacciono", ma anche l'unico concorso per fotografi di scena italiani, tenutosi a Cesena il mese scorso, in questi giorni ospitato a Cannes

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Se tendete l'orecchio su un set cinematografico non sentite solo i bisbigli, i fruscii dei costumi, il martellare dei carpentieri sulle scenografie e il tintinnare delle luci spostate da un punto all'altro dal direttore della fotografia… certo, direte voi, sentiamo soprattutto l'attutito (oggi, frastornante ieri) scorrere della pellicola. Sì, ma manca un altro elemento a questa colonna sonora: il click del fotografo di scena! "Già è vero" starete pensando, ma la vostra è una dimenticanza comune, troppo comune per un mestiere che va rivalutato, capace di essere talvolta un secondo occhio registico su quella magmatica opera "in fieri" che è un film, circo di accecante lucentezza o intima alcova creativa a seconda dei casi. Insomma uno scatto o poco più per congelare, sublimare, eternare quel fiume di decine di migliaia di scatti parcellizzati e uniti dal proiettore che sono i fotogrammi cinematografici. Una sintesi nella sintesi, potremmo definirla. E' "Cliciak" non è solo una parola composta dove si fondono i suoni onomatopeici del click di una pellicola fotografica in azione e del ciak che fa iniziare a girare quel "nastro" magico di cui sono farcite le pizze delle macchine da presa, ma è anche il titolo dell'unico concorso nazionale per fotografi di scena italiani che si tiene da 7 anni nella città romagnola di Cesena. E se i vincitori di quest'anno (le cui foto sono ospitate in questi giorni a Cannes) sono nomi noti, contemporanei che ritraggono, ad esempio, il magnifico volto invecchiato di Nicola Carati/Luigi Lo Cascio come fa Angelo R. Turretta o la fuga di un corpo di bambino in un dorato campo "alla Mulino Bianco" dal filo spinato che l'incornicia, imprigionandolo nell'abbagliante Sud fotografato da Philippe Antonello, la monografica è dedicata a B.B., che non sta per Brigitte Bardot ma per Bruno Bruni, romano, allievo del gran mogul Pierluigi (una cui affascinante foto, sul set de La dolce vita, ritrae B.B. a fianco di una Anita Ekberg gattara con in mano uno di quei micini di borgata che compaiono in una famosa scena), che si è trovato durante una carriera iniziata negli anni 50 ad aggirarsi per i set di Risi, Germi, Pasolini, Scola, Bellocchio, Moretti, Brass e Tarkovskij.

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Anche la prima esperienza professionale di Bruni è già carica di aria del cinema visto che esordì con un servizio, realizzato per "L'Europeo", che lo vide utilizzare una Speedgraph, la macchina fotografica in mano a James Stewart in "La finestra sul cortile". "Velocità" è la parola chiave di questo mestiere e Bruni non viene meno a questo dogma professionale come conferma Dino Risi nella prefazione al catalogo, che sintetizza l'arte di B.B. nella capacità di saper cogliere in uno scatto "lo spirito del film". E facendo scorrere davanti agli occhi i fotogrammi della mostra spicca La donna più bella del mondo Gina Lollobridiga intenta a minacciare con sguardo intenso e un coltello a serramanico il fascino di Yves Montand sul set de La legge di Dassin, Pasolini circondato dalla trasposizione filmica dei suoi "ragazzi di vita" prima di girare una scena del folgorante Accattone, un trittico su Il sorpasso dominato dall'immagine sinottica in cui il vecchietto con pipa raccolto su una delle vie consolari canalizzate da pini marittimi siede sull'Aurelia Sport tra la borghesia intellettuale e schiva di Trintignant e la cafoneria popolana del proteico Gassman, fils rouge che creano percorsi interni agli scatti come Tognazzi in una splendida foto dove si aggrappa al gonnellino di un due pezzi di banconote che copre appena le acerbe femminilità di una giovanissima Romina Power sul set di Menage all'italiana o pensosamente rivolto al collega Alberto Lionello spinto sulla carrozzella da Ferreri in una pausa di Porcile, l'accostamento di due modi di recitare così lontani come Sandrelli-Hoffman in Alfredo, Alfredo, l'impagabile coppia-emblema dell'ignoranza caciarona Sordi-Anna Longhi con burine focacce giganti a mezzaluna in mano nello storico episodio Le vacanze intelligenti tratto da Dove vai in vacanza?, il folle burattino Totò nel cassone della mondezza nell'episodio-gemma pasoliniano Che cosa sono le nuvole? da Capriccio all'italiana o la concretezza e la socialità ruvida del grande Germi, seduto sui sassi di montagna e in mezzo alla sua amata e rispettata troupe di Serafino.

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