Conversazioni con altre donne, di Filippo Conz

Un esordio tutto in punta di penna, che riflette su cosa succede quando una confezione internazionale entra in contatto con un contesto italiano. Peccato si dimentichi troppo presto della sua ironia.

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Un uomo ed una donna si incontrano (forse) per caso al matrimonio della sorella di lui. Sono stati insieme per anni, ma giocano a nasconderlo mentre si studiano, si avvicinano, si allontanano, soppesano le loro scelte, alla ricerca, forse, di un’ultima conversazione per chiarirsi o, addirittura, di un’ultima notte d’amore prima che il volo del mattino riporti lei a casa. Dopotutto l’occasione quasi invita alla trasgressione, anche solo per il luogo in cui i due si ritrovano, un resort in Tropea che pare perso nello spazio, uno di quei paradisi artificiali talmente belli e irreali da potersi posizionare ovunque ed in nessun luogo, tanto a in Calabria quanto in America.

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E non si tratta di un riferimento così scontato. Per il suo esordio, Conversazioni con altre donne, Filippo Conz porta in Italia il lavoro teatrale di Gabrielle Zevin, da cui è già stato tratto un film nel 2005 con Helena Bonham Carter ed Aaron Eckhart (qui, invece, i ruoli principali sono affidati a Valentina Lodovini e Francesco Scianna), ambientato, appunto, negli Stati Uniti.

E nello spostare la vicenda in Italia, Conz, autore anche della sceneggiatura, pare lasciare intendere che l’adattamento del testo pare soprattutto un fatto di spazi e identità culturali agli antipodi.

Per questo semplifica il testo fino alle sue linee essenziali, rinuncia quasi totalmente ai giochi temporali tra passato e presente della versione del 2005 e trasforma il lungo confronto tra i due protagonisti in un esperimento giocoso per capire in che modo una confezione, un respiro evidentemente americano o comunque internazionale possa entrare in contatto con un contesto tutto italiano.

Il passo di Conz è evidente fin dalle prime battute, le migliori, quelle in cui i due protagonisti costruiscono il mistero della loro relazione a uso unico di noi spettatori. Gli scambi sono velocissimi, in punta di penna, calibrati. È un meccanismo a orologeria, già questo basta a distanziare certi passaggi di Conversazioni con altre donne dal modo “italiano” di intendere il film prettamente teatrale, eppure il sistema funziona, riesce a mascherare bene l’artificiosità dei meccanismi attraverso una sorta di esotismo che ripensa in modo semplice ma non scontato uno spazio in cui ogni svolta pare nota.

Perché i due protagonisti sembrano divertirsi come in un gioco delle parti che li porta a interpretare due personaggi che reagiscono agli stimoli del racconto con una freschezza spesso aliena al nostro cinema. Tra i due, forse, è Francesco Scianna quello che sta più al gioco, che, spesso, asseconda un’inedita ironia guascona. Valentina Lodovini è invece rallentata da una leziosità che pare appesantire il suo personaggio sul lungo periodo, ma allo stesso tempo non perde mai la presa del confronto con il compagno e, anzi, a volte pare riuscire ad esplorare e far emergere un lato quasi da femme fatale. Il punto è che entrambi, comunque, sembrano credere fermamente nel mondo in cui si stanno muovendo e per questo, in prospettiva, anche lo spettatore non fatica ad assecondarli.

Certo il meglio Conversazioni con altre donne lo dà quando Conz ed il suo cast prendono davvero le misure dello spazio che hanno costruito e portano alla luce il carattere ludico, ricombinatorio della storia considerandola alla stregua di una tavolozza che può modificarsi attraverso gli stimoli più svariati. Il dialogo tra i due amanti che anticipa una notte d’amore reale o forse solo immaginata pare allora venire fuori da un noir mentre i due protagonisti sembrano portare sempre più in primo piano l’elemento composito dei loro personaggi, provano a fare a pezzi la costruzione millimetrica dei loro caratteri con un’istintualità, una foga tipica della “nostra” forma mentis. E allora il sistema salta, lascia spazio a certe vertigini che sembrano lasciare  emergere tutte le verità possibili nel loro rapporto.

Si tratta, purtroppo, di illuminazioni momentanee. Perché non si lascia mai davvero andare, Conz che, anzi, appena può cerca di rientrare nel sistema di forze della piece original, in modo, tra l’altro, forse troppo istintivo, quasi sgraziato.

Perché man mano che il confronto tra i due amanti entra nel vivo è un po’ come se il film si dimenticasse del lavoro svolto fino a quel momento. Conz rinuncia a qualsiasi mediazione, torna, piuttosto, alla teatralità più esplicita, alla fedeltà al testo originale e alle sue atmosfere. Così, certo, Conversazioni con altre donne acquista in forza drammaturgica ma perde quella strana, inusuale spontaneità che aveva costituito il suo elemento più affascinante. La ritrova, a tratti, nell’ultimo colpo di scena, nell’ultimo dialogo tra i due protagonisti, che tuttavia fanno emergere comunque le linee forti del set alle loro spalle.

È un film, in prospettiva, di domande inevase. I due amanti a volte sembrano chiedersi anche solo con gli occhi cosa sarebbe stato se nove anni prima non si fossero lasciati e al contempo, sottotraccia, le stesse immagini sembrano domandarsi come sarebbe potuto essere il film qualora il passo fosse stato più libero.

 

Regia: Filippo Conz
Interpreti: Francesco Scianna, Valentina Lodovini
Distribuzione: Adler Entertainment
Durata: 80′
Origine: Italia, Argentina 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
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Il voto dei lettori
3.4 (5 voti)

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