DVD – "A che servono questi quattrini?" di Esodo Pratelli
La commedia, tratta da una pièce di Armando Curcio non è priva di un suo spessore, con i rimandi alla tradizione del teatro napoletano e ai temi cari a Pirandello. Ma "A che servono questi quattrini?" rimane, soprattutto, l'ennesimo esempio della bravura e del carisma dei fratelli De Filippo. In un'edizione distribuita dalla Ripley's Home Video.
REGIA: Esodo Pratelli
INTERPRETI: Eduardo De Filippo, Peppino De Filippo, Clelia Matania, Paolo Stoppa
DURATA:
ORIGINE: Italia, 1942
DISTRIBUZIONE: Ripley's Home Video
FORMATO VIDEO: 1.33:1 4/3
AUDIO: Dolby Digital 2.0 italiano
SOTTOTITOLI: italiano per non udenti
EXTRA:
- Presentazione di Maurizio Giammusso
- Campagna pubblicitaria
- Trailer originale
- Titoli inglesi
IL FILM
Eduardo e Peppino De Filippo: così simili eppure così diversi. Il primo col suo tono filosofeggiante e il suo moralismo socratico, col suo volto scarno e sofferente, il secondo con la sua comicità immediata, il suo aspetto semplice e familiare. A modo loro, due maschere complementari: il padre e il figlio, il serio e il faceto, il maestro e il discepolo, il fratello maggiore e quello minore. Ed è sulle loro maschere che si regge questo A che servono questi quattrini?, film del 1942 diretto da Esodo Pratelli e tratto da una pièce di Armando Curcio, portata sulle scene due anni prima dalla stessa compagnia dei De Filippo. Già il titolo chiarisce il tema principale. Una disquisizione sulla reale utilità del denaro, sorretta da una filosofia molto partenopea del "tirare a campare". Eduardo veste i panni del marchese Parascandolo, un nobile ormai decaduto, che vive in povertà e gira per Napoli, seguito dal suo codazzo di allievi, tra cui l'ingenuo ebanista "qualificato" Vincenzino Esposito/Peppino De Filippo e Marchitiello/Paolo Stoppa. Una sorta di Socrate che dispensa le sue teorie sull'inutilità dei soldi e del lavoro, sulle meraviglie dell'ozio e della contemplazione. Se sullo sfondo si staglia la situazione socio politica dell'epoca, l'esigenza per l'Italia in guerra di fare sacrifici, di tirare la cinghia, è anche vero che A che servono questi quattrini? s'inserisce a pieno nel contesto del teatro napoletano, sempre incentrato su questioni prettamente materiali, la povertà, la fame (di Pulcinella), l'arte di arrangiarsi, che vengono poi declinate in chiave morale. E' vero, la vita è lotta per la sopravvivenza, ma è necessario che l'uomo non perda di vista i valori veri, la propria, intima, dignità. Un tema che qui si eleva quasi a riflessione metafisica per la presenza stessa d'Eduardo, che col suo severo cipiglio infonde alla storia uno spessore morale ulteriore. E non manca neppure l'eco pirandelliana. Quando si diffonde la notizia che Vincenzino ha ereditato una grossa somma da un parente americano, la gente incomincia a trattarlo da gran signore. Cos'è questo se non il tema dell'uno, nessuno e centomila in chiave di satira sociale? E a Pirandello rimanda lo stesso Parascandolo, che, al tempo stesso vittima e deus ex machina, è un personaggio di stralunata ambiguità, che vive nel fluido, tenue confine tra lucidità e follia (esemplare l'inquietante dissolvenza sulla sua risata "mefistofelica"). Un film non privo di un certo spessore, dunque, nonostante la regia di Esodo Pratelli sia meramente funzionale alla narrazione e alla recitazione dei De Filippo. Si è detto all'inizio: A che servono questi quattrini? regge soprattutto su di loro, sulla capacità di Eduardo di far riflettere e di Peppino di far ridere, con la sua apparente bonomia. Di lì a poco si consumerà la rottura tra i due fratelli. Ma entrambi, è storia nota, sapranno trovare la propria strada.
IL DVD
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