DVD – "Il fiume", di Jean Renoir

il fiumeIl fiume, primo film a colori di Jean Renoir, girato in India esce ora in versione restaurata, edito dalla Teodora Film, in una discreta edizione in cui è possibile ammirare il lavoro del grande regista francese sul colore e sul tempo dell’immagine. Il DVD è arricchito da un’interessante scelta di contenuti speciali. VIDEO
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il fiumeTitolo originale: The River
Anno: 1951
Durata: 99’
Distribuzione: Cecchi Gori Home Video – Flamingo Video – Teodora Film
Genere: drammatico
Cast: Nora Swinburne, Esmond Knight, Arthur Shields, Adrienne Corri, Suprova Mukerjee, Thomas E. Breen, Patricia Walters, Radha Shri Ran
Regia: Jean Renoir
Formato DVD/Video: 5 Singolo strato (Formato schermo 1,33:1)
Audio: italiano, Dolby Digital 2.0 – stereo – inglese, Dolby Digital 2.0 – stereo –  italiano
Sottotitoli: italiano, italiano per non udenti
Extra: commento critico di Vieri Razzini; foto; biografia Jean Renoir, catalogo

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IL FILM

    il fiumeIl fiume è programmaticamente, sin dal titolo, un film-Renoir, un film, cioè, dove il regista francese non racconta semplicemente una storia, ma vi si immerge con tutto se stesso, proiettandosi nelle sue immagini, che diventano la concretizzazione di una vita. Il fiume è un film-cerchio, un film il cui movimento, lento ma inesorabile, non finisce di ritornare al punto di partenza, di raccontare il tempo che scorre, sospendendolo nel suo inesorabile fluire. Il movimento del film è dunque quello circolare, l’India diventa per Renoir il luogo in cui sperimentare questa nuova forma del tempo cinematografico. L’inquadratura-prologo del film funge in questo senso da esergo, da chiave interpetativa. La macchina da presa inquadra un pavimento di colore scuro dove le mani esperte di alcune donne stanno facendo scivolare una polvere bianca, una polvere di riso, come spiega una voce fuori campo. Lentamente sul pavimento la polvere forma una figura complessa, simile ad un fiore al cui centro sta una forma circolare. È un Rangoli, un disegno che le donne indiane tracciano sul pavimento per onorare gli ospiti venuti a fare visita, spiega la voce fuori campo.
    La sequenza è evidentemente autonoma dal punto di vista narrativo (il Rangoli, finalmente terminato, tornerà nella sequenza del racconto di Harriet), ma è in fondo un modo per “entrare” nel film, per essere accolti al suo interno, appunto. Vedere Il fiume è dunque – nell’intenzione di Renoir – come entrare in una casa ed esserne accolti. Una casa colorata, perchè la storia delle tre adolescenti di origine inglese che vivono simultaneamente la scoperta dell’amore in India grazie all’arrivo di un uomo (il capitano John) ferito in guerra, è il primo film di Renoir a colori. Notazione importante, perchè qui il colore (il Technicolor) non è usato per rendere affascinanti le immagini esotiche di un Paese lontano ad un pubblico occidentale, ma per rendere ancora di più il senso di sospensione del tempo e dello spazio che caratterizza l’andamento circolare del film. Andamento che somiglia a quello di una spirale i cui raggi, allargandosi sempre di più, consentono di disegnare (come nel Rangoli) un universo sempre più grande e connesso. Il colore del film è infatti evidentemente parte integrante di un movimento espressivo che consente ai personaggi di muoversi all’interno dell’inquadratura come all’interno di un quadro, in cui ciò che conta non è tanto ciò che si dice o si racconta, ma quello che si riesce a vedere, in un particolare, in un gesto, un sorriso o uno sguardo. Il colore accentua la sensualità degli sguardi di tre ragazze che scoprono l’amore e si diffonde nei luoghi che le tre protagoniste attraversano nel film. Luoghi che Renoir attraversa con il suo sguardo che continuamente cambia prospettiva: se tutto il film è in fondo il risultato dello sguardo narrante di Harriet, non per questo la macchina da presa rinuncia a vagare all’interno della vita pulsante tra le rive del grande fiume Gange. Momenti di vita e di lavoro, uomini che si lavano nel fiume, donne che pregano, riti antiche e al tempo stesso quotidiani. Il film sembra attraversare i molteplici tempi del cinema, quello del racconto e quello del presente, quello della Storia e quello del mito, in una ricerca che è in fondo profondamente renoiriana.
    il fiumeIl fascino de Il fiume sta infatti nel suo particolarissimo movimento interno, nelle immagini sospese e al tempo stesso profondamente sensuali che lo caratterizzano: la natura che si dispiega di fronte ai nostri occhi nel film, è ancora una volta una forza determinante, un tutto che comprende gli esseri e le cose, i colori e le forme, la musica e i corpi. La visione pittorica di Pierre-Auguste (“la natura è un tutto che scorre”) riecheggia nelle immagini del film indiano di Renoir, soprattutto nella sequenza del racconto di Harriet, in cui si narra la storia di una ragazza di campagna che si innamora di un uomo “bello come il dio Krishna”, ma, costretta dal padre a sposare un uomo che non conosce, scopre il giorno delle nozze che l’uomo altri non è se non colui di cui si è innamorata. La ragazza, che nella sequenza ha le sembianze di Melanie, si trasforma allora nella dea Radha, la divinità-ragazza, divenuta dea per essersi innamorata di Krishna. L’inquadratura diventa fissa e su uno sfondo uniforme (il muro del giardino della casa) la ragazza inizia a danzare. Ecco allora che il movimento del film si concentra tutto negli splendidi movimenti della danzatrice che si muove con una grazia incantevole all’interno di un’immagine che è una sorta di ritorno al fascino primigenio del cinema, quando Edison all’interno degli studi Black Maria riprendeva giovani ballerine danzanti, facendo sì che il movimento del cinema si concentrasse tutto sul movimento del corpo che danza. Ma il fiume è anche un grande movimento di purificazione dello sguardo. Lo splendido movimento di macchina finale, con la macchina da presa che inquadra frontalmente le tre ragazze per poi alzarsi e perdersi letteralemente nella vita brulicante del grande fiume Gange, sembra incarnare in sè la profondità di un gesto metafisico, quello dell’unione del sé in un tutto che scorre, in un flusso mobile e fluido come le acque di un fiume.
    Il fiume è, per Renoir, un film in cui immergersi per ritrovare qualcosa della purezza (del cinema e della vita), in parte persa forse nel periodo americano, dove molti sono stati i compromessi accettati dal regista per poter lavorare. Ora Renoir può ritornare al cinema con la consapevolezza di poter continuare il proprio percorso. Ma il percorso che si apre è quello di un cinema che ricerca la propria origine, la propria memoria, in modo però, come è ormai d’abitudine se si tratta di Renoir, del tutto particolare.
 

IL DVD

il fiumeIl primo film a colori di Renoir esce in DVD in un’edizione della Teodora Film, distribuita da Cecchi Gori Home Video. Nel riversamento colpisce anzitutto il lavoro sul colore, che per Renoir è una forma di sperimentazione ulteriore all’interno delle potenzialità dell’immagine cinematografica. I colori del film sono infatti saturi e antinaturalistici ed accentuano le particolarità del set indiano del film, nonché il lavoro sulla narrazione fluida e sognante che lo attraversa. Nel complesso si tratta di un buon riversamento, anche se la traccia video risulta migliore del sonoro (sia l’originale inglese che il doppiato italiano, entrambi presentati in Dolby Digital 2.0). La parte relativa agli extra presenta un commento critico al film di Vieri Razzini, che ricostruisce la storia del progetto e mette in evidenza come il lavoro di Renoir raprpesenti una tappa importante all’interno dello sviluppo della sua poetica. Concludono la sezione degli extra una breve galleria fotografica e una biografia di Renoir.

 

 

 

 

Il fiume – clip
 
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