DVD – "Le ultime ore del Che", di Romano Scavolini

È un documento o un sogno che trapassa l'incubo. Le ultime ore del "Che" spasimano nell'attesa dell'evento: ritardare l'atto estremo fino alla completa consapevolezza della perdita o alla completa perdita della consapevolezza. Fa paura riconsegnare le idee ad un corpo realmente esistito… Il ritorno di Romano Scavolini.

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Titolo originale: id.
Anno: 2004
Durata: 60'
Edizione: Istituto Luce
Genere: Documentario
Regia: Romano Scavolini
Formato DVD/Video: 1.33:1 – Full Screen
Audio: Dolby Digital 2.0 in italiano
Sottotitoli: italiano per non udenti
Extra: intervista al regista; note biografiche del regista; galleria fotografica; Berlinale; selezione scene; credits dvd

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IL FILM


 


La Higuera, 8 ottobre 1967. Con una frase in codice che suona: "papà cansado" (papa è stanco), è trasmessa via radio a La Paz, la notizia che Guevara è stato catturato. Per il "Che" comincia il conto alla rovescia ed il suo dramma si compie in diciotto ore.
Sono passati molti anni da quel giorno e diversi testimoni sono morti, scomparsi o dispersi. Ma l'autore di questo straordinario film ha trovato personaggi fondamentali per ricostruire l'intera vicenda, come il Gen. Federico Arana Serrudo, che al tempo della guerriglia era il Capo dei Servizi Segreti Boliviani ed il Gen. Jaime Nino de Guzman che parlò a lungo col "Che" poco prima che venisse assassinato a sangue freddo, e ne trasportò poi il cadavere da La Higuera a Vallegrande. Di grande interesse è infine la ricostruzione che lo storico cubano Froilan Gonzalez fa, con grande lucidità, dell'intera esperienza di guerriglia del "Che" in Bolivia. Ricorda Susana Osinaga, una delle infermiere che presero in consegna il corpo di Guevara: gli occhi del "Che", bianchi e spalancati, sembrava che mi guardasse dritto nel cuore. Pareva Gesù Cristo!


C'era proprio bisogno di questa storia, di questa ricostruzione? I dubbi si diradano appena leggi il titolo del documentario: le ultime ore del mito del ventesimo secolo, al quale non è concesso morire, ma solo "resistere" come icona, come feticcio, come un "disumano" che non conosce la fine e non può pretendere la rinascita. La paura lo ha ucciso e la paura non vuole renderlo umano, ma lasciarlo solo nella sierra a combattere ed agitarsi come il Don Chisciotte della guerriglia. Romano Scavolini, che ha presentato il documentario al Festival di Berlino 2005, tra l'ovazione generale, è uno dei pochi autori italiani capaci di questa impresa. Ha incentrato il suo lavoro su una figura rimossa dalla storia: l'ultima persona, a parte i militari, che ha parlato con il "Che" prima dell'esecuzione, una maestra elementare del villaggio di La Higuera. Se Bergman diceva che il cinema poteva essere sogno o documento, Scavolini non mostra affatto di soffrire le due anime, ma le rende partecipi di un dialogo senza limiti, senza frontiere. Proprio come ha voluto il "Che", l'uomo che sussurrava agli uomini la rivoluzione come rappresentazione e come testimonianza di immagini di un mondo sconvolto da piccole, atroci violenze, odio, battaglie e in cui il gesto dell'individuo è sempre più isolato, quasi sostenuto dal suo stesso dolore. Il cinema di Scavolini, passando da A Mosca Cieca a La Prova Generale, attraversando l'underground italiano degli anni 60/70, e arrivando al mitico Nightmare del 1981 ai suoi innumerevoli documentari di denuncia e riscoperta, ha sempre tenuto d'occhio la storia che inevitabilmente si riflette nello specchio dell'uomo e del suo dolore, della sua miseria, di quella felicità veloce e precaria: la traccia leggibile di questo scorrere del tempo è ogni volta di più un solco duro, inasprito dalla violenza in cui è sempre meno riconoscibile nei gesti dell'uomo, un desiderio autentico di amore, di pace. Scavolini ritorna a contaminare tra loro fotografie, illustrazioni, immagini in movimento fittizie e di repertorio, mediante un rapido montaggio e una continua sovrapposizione. Il cinema di Scavolini sembra vivere continuamente un trapasso silenzioso anziché muto, uno scardinamento dei canoni cinematografici fino a spasimare nell'attesa dell'evento: ritardare l'atto estremo fino alla completa consapevolezza della perdita o alla completa perdita della consapevolezza. Da Beckett: "Chi ha voluto ascoltare ascolterà sempre, sia che sappia di non sentire più niente, sia che lo ignori".

IL DVD           


 


Il dvd ha il formato video Full Screen e una buon formato audio in Dolby Digital stereo. La voce narrante è naturalmente in italiano (solo in italiano), mentre gli intervistati parlano nella loro lingua, lo spagnolo, sottotitolati in italiano. Molto interessante è il pacchetto dei contenuti speciali. Dapprima c'è l'intervista al regista Romano Scavolini che dura circa ventiquattro minuti. L'autore racconta il suo lavoro, attraversando tutti i passaggi creativi dell'opera. La sua idea è partita da un libro scritto da Pino Scaccia, uno dei più autorevoli corrispondenti Rai dall'estero. Il giornalista, alcuni anni fa aveva individuato la maestra elementare boliviana che per ultima (a parte i militari) ha parlato con il "Che", prima dell'esecuzione avvenuta l'8 ottobre del 1967. Scavolini ricorda come questo documentario fosse già nei suoi piani dal 1995 e che non è riuscito a realizzarlo prima per la scarsità di informazioni. Solo dopo il 2003, quando i documenti della CIA vennero desecretati, anche gli ufficiali boliviani, invischiati nella vicenda, si sono dimostrati disponibili per la prima volta a parlarne. Grazie all'aiuto di Fabio Giorgio, giornalista argentino, Scavolini è riuscito ad avvicinare gli abitanti del villaggio boliviano di La Higuera e attraverso il diario di Pombo, uno dei pochi guerriglieri del "Che" sopravvissuti, è riuscito a ricostruire i fatti dell'ultima battaglia. Scavolini, in più, nell'intervista racconta di quanto sia rimasto colpito nel vedere il villaggio sempre uguale, a distanza di quasi 40 anni. Non c'è ancora la luce artificiale e le vie d'accesso sono pressoché impraticabili. Sembra di essere effettivamente isolati dal mondo intero. Il documentario gira intorno alla maestra che per anni ha confessato di essere stata anche accusata di collusione con i rivoluzionari e perciò costretta a nascondersi ed evitare una pericolosa esposizione. Solo negli ultimi anni ha ritrovato il coraggio di ritornare a parlare di quelle fatidiche ultime ore. Infine, Scavolini ricorda che nel documentario vi sono almeno otto foto inedite, mai uscite dalla Bolivia. Oltre all'intervista, tra gli extra ci sono una breve quanto dettagliata biografia del regista, la galleria fotografica di inestimabile valore e la nota ufficiale del Festival di Berlino 2005 (in inglese) di presentazione del documentario.


 


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