FAR EAST FILM FESTIVAL 2004 – "I Love You": Il successo di Zhang Yuan

Sesta edizione del Far East Film Festival al Teatro Giovanni da Udine. Dopo le polemiche dell'anno passato (la solita Sars), si torna a respirare aria di festa, con i prati antistanti l'edificio nuovamente percorsi da bambini cinesi urlanti e gli ospiti da Giappone, Cina e Corea del Sud che si mescolano volentieri al pubblico.

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Prima dell'inaugurazione ufficiale, c'è tempo per due anticipazioni. BuSu, del 1987, è l'esordio alla regia di Ichikawa Jun e il primo film dell'omaggio a lui dedicato. La storia di un'apprendista geisha che lotta per integrarsi a scuola, in una classe dominata da un gruppo di ragazzine odiose e pestifere, manca di mordente e sembra brancolare alla cieca per tutta la prima parte. L'impegno per la danza tradizionale e il centenario della scuola, per cui gli studenti stanno preparando uno spettacolo, contribuiscono a donare fluidità al finale, ma non convincono nel loro studiato manierismo. Ritratto minimo, più che minimale, dove le carenze a livello di sceneggiatura vengono nascoste da una regia velleitaria, con fronzoli inessenziali, la pellicola si arena nel tentativo di comunicare la pesantezza e al contempo l'evanescenza dell'adolescenza Da un omaggio all'altro, si passa a I Love You, pellicola del 2002 del cinese Zhang Yuan, ex-indipendente qui al suo più grande successo commerciale. Storia d'amore venato di gelosia, il film deraglia dallo psicologico allo psicotico, non convincendo sino in fondo pur nella sua gradevole confezione. Dopo un banchetto in veranda, come sempre preso d'assalto, c'è il via ufficiale. Con l'instancabile supporto di Sabrina Baracetti, presidente del Centro Espressioni Cinematografiche, e gli interventi del sindaco e di un membro della regione Friuli, le danze sono aperte dalla primizia Dance with the Wind, appena uscito nelle sale coreane – presenti il regista Park Jung-woo e la superstar Lee Sung-jae. Percorso da classici da ballroom, si tratta di un confuso amalgama di danza, grottesco e melodramma. Prolisso e ripetitivo, si ricorda soltanto per le coreografie semiacrobatiche e la fotografia curata. Qualche spunto in più è offerto da Cell Phone, di Feng Xiaogang – amori e tradimenti in una Cina dominata dai cellulari, preda di sms e intrighi. Peccato che la retorica antitecnologica e le veloci scappatoie moralistiche rovinino la buona idea. Chiusura da dimenticare. Kisarazu Cat's Eye, di Kaneko Fuminori, è un concentrato delirante di grottesco e umorismo asfissiante, difficile da sopportare normalmente – figurarsi oltre la mezzanotte.

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