Festival del Documentario D'Abruzzo – Premio Internazionale Emilio Lopez – 2010 – Un bilancio

Into the blue
Questa quarta edizione del Festival del documentario D’Abruzzo può essere senz’altro definita quella della maturità, riuscendo a presentare oltre trenta opere in concorso ripartite in quattro sezioni che hanno gettato uno sguardo a 360° su questa forma di cinema, per lo più invisibile fuori da rassegne di questo tipo, non rinunciando mai a tenere alto il livello qualitativo delle opere presentate. Arricchendo, infine, il cartellone con un’interessante retrospettiva dedicata a Franco Piavoli ed altrettanto valide opere fuori concorso

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FdD'd'AGiunto alla quarta edizione, il Festival del Documentario D’Abruzzo, decide di riflettere sul tema della diversità, nel significato più ampio che si può dare al termine. Il sottotitolo recita, infatti “la diversità è necessità della vita, dato ineluttabile, valore e ricchezza per lo scambio e la crescita umana oltre il muro delle intolleranze di ogni tipo”. Ed ecco che, quindi, il tema assegnato alla Sezione Internazionale del Festival: Visti da vicino, è appunto Il Muroperché il muro è separazione, blocco ostacolo. E’ paura. Paura di tutto ciò che è insolito, per natura razza o specie.” In questa sezione si è potuto ammirare The Wall del giovane statunitense Ricardo Martinez che racconta la costruzione del muro lungo uno dei confini più cinematografici del piantea: quello fra Messico e USA, già premiato anche in patria. In mezzo a lavori provenienti da tutt’Europa, Africa e Medio Oriente, ad aggiudicarsi il primo premio della sezione è stato l’italiano Antonio Martino con Nìguri (Neri in dialetto calabrese) che affronta il tema della difficile convivenza fra la popolazione di un piccolo paese della Calabria: Sant’Anna e gli immigrati dell’attiguo campo d’accoglienza (uno dei più grandi d’Europa). Il documentario è stato girato prima dei drammatici fatti di Rosarno.
La sezione Panorama Italiano si è posta l’obiettivo di dare visibilità alle opere più interessanti del nostro panorama documentaristico. Opere che pur avendo suscitato interesse e apprezzamenti (a volte perfino inattesi nella portata): è il caso di La bocca del lupo che si è
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Niguri aggiudicato il premio per il Miglior film alla 27esima edizione del TFF, oltre che il David di Donatello e il Nastro d’Argento di settore, non hanno potuto godere di adeguata (e spesso neanche minima) distribuzione. Fra le opere più interessanti presenti in questa sezione, ci sono stati senz’altro i due documentari biografici su Luciano Salce: L’uomo dalla bocca storta e Negli occhi su Vittorio Mezzogiorno. Entrambi affidano ai figli il ruolo di narratori, ed entrambi vanno a scavare nella vita degli uomini, rinunciando alla facile idea di costruire “un santino”. Soprattutto in Negli occhi, sono il carattere e le scelte dell’uomo Vittorio Mezzogiorno ad interessare lo spettatore, soprattutto quando queste scelte lo portano ad una lunga collaborazione con Peter Brook.
+ o - il sesso confusoIl premio, assegnato in questa sezione dagli spettatori, è andato a + o – il sesso confuso, racconti di mondi nell’era dell’Aids di Andrea Adriatico e Giulio Maia Corbelli e, magari, sarà stato contento anche Corso Salani da lassù, visto che aveva partecipato come attore al primo film di Adriatico: Il vento di sera. A Corso (l’anno scorso presidente della giuria internazionale) il Festival ha dedicato l’edizione di quest’anno, omaggiandolo con la proiezione del suo ultimo film: Mirna.
La sezione Abruzzo Doc che certamente si è dovuta confrontare con il prevedibile sovraccarico di lavori provenienti dalle zone del cratere sismico e dalla conseguente urgenza (spesso terapeutica) di raccontare e rielaborare un anno non certo facile per questa regione, ha saputo proporre lavori di indubbio valore nazionale ed internazionale. Così, in concorso si è potuto ammirare (per la prima volta nella sua regione di provenienza) Diario di un curato di montagna di Stefano Saverioni che nel 2009 ha ricevuto al Trento Film Festival il “Premio della Stampa Bruno Cagol” e il “Premio Città di Imola”, attribuito in passato a maestri del calibro di Fellini, Visconti e Belloccio. Per questa sezione è stato premiata, si, un opera aquilana sul terremoto (o, meglio, sulla vita in tendopoli): Into the blue di Emiliano Dante che però è di sicuro l’opera più non convenzionale che ci si potesse aspettare su questo tema, tanto è vero, che ha destato già interesse al 27 TFF, dove era in concorso nella sezione Italiana Doc e perfino al prossimo Festival di Santiago del Cile per il quale è appena stato selezionato.
L’ultima sezione, non meno interessante è quella che è stata intitolata (con un evocativo neologismo) Sperimentario che ha mostrato lo stato di questa forma di cinema in continuo mutamento grazie anche alla diffusione di tecnologie sempre più sofisticate e, soprattutto, sempre più alla portata di tutti, che hanno permesso a molti di accedere a questa forma di espressione con grande libertà ed originalità.Into the blue Ed è proprio in questa sezione che ha trionfato una delle più belle sorprese del Festival: A Nord Est, documentario che, senza retorica, ed in modo del tutto originale (anche per l'uso che fa della musica) va ad indagare nelle contraddizioni di un territorio sotto molti aspetti rappresentativo dell'intero Paese.
In definitiva, dunque, questa quarta edizione del Festival del documentario D’Abruzzo può essere senz’altro definita quella della maturità, riuscendo a presentare oltre trenta opere in concorso ripartite in quattro sezioni che hanno gettato uno sguardo a 360° su questa forma di cinema, per lo più invisibile fuori da rassegne di questo tipo, non rinunciando mai a tenere alto il livello qualitativo delle opere presentate. Arricchendo, infine, il cartellone con un’interessante retrospettiva dedicata a Franco Piavoli ed altrettanto valide opere fuori concorso. Peccato, a questo proposito, aver dovuto rinunciare a La maglietta rossa di Mimmo Calopresti (presidente anche della giuria internazionale), per insormontabili difficoltà tecniche, che avrebbe rappresentato senz’altro la ciliegina sulla torta di un’edizione comunque pregevole.
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