FILM IN TV – Giardini di pietra, di Francis Ford Coppola

Coppola si occulta questa volta. Non vuole più sperimentare apocalissi filosofiche o sogni (cinefili) lunghi un giorno, perché questo è il tempo del dolore e della purezza, del rigore e del silenzio, il “classico” campo-controcampo è l’ultima certezza possibile. Un film semplice come una carezza e di un’umanità lancinante. Venerdì 20 febbraio, ore 2.00, Sky Cinema Classics

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Il mio problema è un affare di famiglia. Se in un incendio non puoi salvare tutti i tuoi figli, cerca di fare ciò che puoi… piangerai dopo.” – Sergente Clell Hazard (James Caan)

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È ancora una volta una questione di Famiglia il cinema di Francis Ford Coppola. Una questione intima che si scontra con l’immensità della Storia (di nuovo il Vietnam), questa volta osservata dal piccolo prisma di un giardino americano dove ormai si seminano solo pietre. Le tombe dei giovani figli rispedite dalla sporca-guerra che si insinua nel perturbante schermo Tv  perennemente acceso. Gardens of Stone è forse il film meno ricordato e più rimosso nella filmografia di Coppola, un’esile operetta che “svanisce” di fronte al ricordo vivido e prepotente di capolavori riconosciuti come La conversazione, Il Padrino Parte II o Apocalypse Now. Del resto gli anni ’80 di Coppola “non sono certo come i ’70”, dicono in tanti, questo è un “film convenzionale e fatto su commisione”, dicono in tanti, non si poteva certo “morire” dopo il disastro economico del visionario capolavoro One From the Heart. E allora dev'essere per forza un decennio minore, si dice sempre, ma ne siamo poi così sicuri?

1987, quindi. È di nuovo impossibile comprendere un film di Coppola se non interfacciato alla vita del suo regista, che proprio nei mesi della lavorazione ha subito il più grande dolore possibile per un padre: la perdita del proprio figlio. Giardini di pietra è come l’ombra lunga di quel dolore gettata sul mondo, la traccia (in)visibile di qualcosa che sfugge anche al film e lo oltrepassa, trasformandosi in un’esperienza straziante e sempre declinata al presente. Coppola si occulta questa volta. Non vuole più sperimentare apocalissi filosofiche o sogni (cinefili) lunghi un giorno, perché questo è il tempo del dolore e della purezza, del rigore e del silenzio, il “classico” campo-controcampo è l’ultima certezza possibile. Attenzione però: i titoli di testa sono abissali. Il lungo e lento carrello laterale sulle tombe, in campo lungo, è subito bombardato da un sonoro antifrastico che erompe con elicotteri e voci di guerra. Esattamente come l’inizio di Apocalypse: siamo in America con l’immagine, siamo ancora a Saigon con la mente…Shit! sussurrava il vecchio Willard.

La Vecchia Guardia, ora. Un reggimento dove i due veterani James Caan e James Earl Jones insegnano bonariamente le regole militari più antiche ai loro ragazzi (ai loro figli come li chiamano…). Questo è il corpo più antico d’America, rimasto solo come rappresentanza, siamo “il teatro Kabuki” dell’esercito, “siamo solo spettacolo”. Ma poi arriva Jack Willow, il figlio americano per eccellenza (forse nato il 4 luglio…) che vuole assolutamente andare laggiù a combattere, perché “quando c’è una guerra un soldato deve difendere la propria patria”. Ecco: questo è veramente il film più classico di Francis, dove tutto lo sforzo estetico e compositivo asseconda invisibilmente ogni tematica coppoliana: il rapporto col tempo, la costruzione di solidissimi legami familiari, l’ossessione dei padri di non riuscire a proteggere i propri figli e infine il rapporto con la morte. Jimmy Caan potrebbe essere indifferentemente Vito Corleone o l'Hal Baltimore di Twixt, un uomo ossessionato dalla morte di suo figlio e roso dal senso di colpa tanto da voler tornare in Vietnam per scontrarsi col suo fantasma personale. Un film di un’umanità lancinante, che non ha bisogno minimamente di affidarsi allo stile perché quando si riescono a restituire così puri i sentimenti e i legami non si ha bisogno di sperimentalre più nulla. Un film semplice come una carezza, poi, che si apre e si chiude col funerale del giovane Jack: era tutto già scritto, abbiamo tutto già visto coi cacciatori di Cimino o i ritorni a casa di Ashby, sappiamo già tutto di questo film sin dalla primissima sequenza. E allora cosa resta da guardare? Forse solo i sentimenti e i ricordi, le sbornie e la lacrime, i matrimoni e i funerali, i pranzi e le risate… sino allo sguardo straziato e perso nel vuoto di un padre mentre guarda la tomba di un figlio. Cinema purissimo, in ogni singola inquadratura, è già tutto un twixt.

 

Titolo originale: Gardens of Stones

Regia: Francis Ford Coppola

Interpreti: James Caan, Anjelica Huston, James Earl Jones, D. B. Sweeney, Dean Stockwell, Mary Stuart Masterson

Origine: Usa 1987

Durata: 111'

 

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