Franco Maresco: La RAI non è più quella di una volta

Alla vigilia dell’uscita in streaming de La mafia non è più quella di una volta, il regista riepiloga il trattamento al suo film da parte di RaiCinema, e si appella al Presidente Mattarella

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“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.” Articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana

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“L’ottimista? E’ un pessimista male informato”. Con questa citazione di Cechov Franco Maresco illustra le sua aspettative per il futuro prossimo venturo di un paese “civile” che sembra avere ancora grossi problemi con l’articolo 21 della Costituzione. La conferenza stampa si è svolta questa mattina a Palermo, alla presenza della fotografa Letizia Battaglia e del magistrato Antonio Ingroia. Più che un incontro con i giornalisti è sembrato un accorato grido d’aiuto di un regista che prova a difendere con la sua opera La mafia non è più quella di una volta anche la libertà d’espressione. La pietra dello scandalo sarebbero le scene del film in cui si fa riferimento al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: in una il maldestro talent-scout Ciccio Mira millanta una improbabile amicizia con la famiglia del presidente; nell’altra Letizia Battaglia e Franco Maresco avanzano delle perplessità sul silenzio della più alta carica dello Stato all’indomani della sentenza di primo grado sulla trattativa Stato-mafia. In realtà la situazione sarebbe meno complessa di quanto sembra: sia il Quirinale, sia la famiglia Mattarella non hanno intentato cause in sede civile o penale, né sono presenti nel film reati di vilipendio al Capo dello Stato. All’uscita del film, che vinse il Premio Speciale della Giuria a Venezia nel 2019, ci fu solo una nota dai palazzi “alti” che tendeva a sottolineare come “Tra le cose che il Presidente della Repubblica non può fare vi è, ovviamente, quella di commentare i processi e le sentenze della Magistratura.”

Allora polemica chiusa? Nemmeno per sogno! Nonostante il regista palermitano e il suo produttore Rean Mazzone avessero inviato la sceneggiatura ai responsabili di RaiCinema e si fosse accettato di modificare il girato eliminando e tagliando alcune scene ritenute “scomode”, all’indomani della proiezione al Lido di Venezia si è verificato un autentico braccio di ferro per cui RaiCinema ha ritirato la sua firma dal progetto, disconoscendolo.
La battaglia di Franco Maresco esula dalle controversie economiche e dai problemi di distribuzione e circolazione dell’opera: il problema reale è la censura ideologica per cui una semplice divergenza di opinioni si trasforma in lesa maestà di una madre che tiene in pugno il figlio solo per il fatto di averlo messo al mondo. Più volte durante la conferenza stampa Maresco ha sottolineato che il suo film non è un reportage giornalistico ma un tentativo di spiegare la realtà siciliana (e nazionale) attraverso la lente del grottesco. Qualsiasi spettatore è in grado di formulare un giudizio sull’opera e rendersi conto di come Ciccio Mira sia l’epifenomeno di una progressiva involuzione e regressione culturale che è in atto da molto tempo, come già stigmatizzato in Belluscone. Eppure i dirigenti di RaiCinema sembrano “più realisti del re” e hanno tolto l’appoggio economico e il sostegno morale al film sulla base di una sovra-interpretazione ideologica che fa ritornare il Paese indietro di settant’anni, quando L’Ufficio Centrale della Cinematografia criticava il neorealismo affermando che “i panni sporchi si dovevano lavare in casa”.
Per difendere il diritto d’autore è sceso in campo il magistrato Antonio Ingroia che ha sottolineato non solo l’assenza di qualsiasi ombra di reato all’interno della sceneggiatura incriminata ma che l’articolo 21 della Costituzione sottolinea come la proprietà artistica non possa essere soggetta ad autorizzazioni o censure. La fotografa Letizia Battaglia ha confermato la solidarietà a Franco Maresco e si è mostrata più ottimista confidando in un ripensamento da parte del direttore di RaiCinema, il dott. Paolo Del Brocco. L’appello finale di Maresco è rivolto direttamente al Presidente della Repubblica con due domande specifiche: Davvero si è sentito offeso dalle vicende narrate dal film? Essendo il Presidente della Repubblica il garante della Costituzione, l’intervento di RaiCinema può violare i fondamenti dell’articolo 21 ed essere oggetto della Commissione di vigilanza RAI?

Nel frattempo il film, da domenica 19 luglio, giorno della commemorazione della strage di via d’Amelio, verrà reso disponibile nella piattaforma streaming MioCinema. Rimane una grande amarezza di fondo che è quella di un artista costretto a difendere in solitudine un lavoro che ha comunque ottenuto un ottimo riscontro di pubblico (furono lunghissimi i minuti di applausi alla proiezione veneziana) e che ha ricevuto un prestigioso premio dalla giuria internazionale. Sembra davvero grottesco che nel 2020 il punto di vista di un cineasta come Franco Maresco debba avere bisogno di una levata di scudi in difesa, a maggior ragione se politicamente scorretto. Un cinema faticosamente non allineato sin dai tempi di Cinico Tv (erano gli anni di RaiTre di Angelo Guglielmi e Bruno Voglino). Su questa vicenda Maresco ci potrebbe davvero fare un altro dei suoi film. Il titolo è già pronto: la RAI non è più quella di una volta…

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