Have You Seen This Woman?, di Dušan Zorić e Matija Gluščević

Nasce da un progetto portato avanti per cinque anni, l’esordio nel lungometraggio di finzione dei due registi serbi. Programmatico ma anche sovversivo. Recensione + intervista. SIC

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Una donna di mezza età esplora le possibilità di una vita differente. E sono tre divagazioni, movimenti abbozzati di proiezioni immaginarie, che incontrano lo smarrimento e la desolazione di una Belgrado decadente, abitata da una specie di umanità terminale. Più che un riscatto, è una progressiva discesa agli inferi, quella di Draginja: una deriva folle, in cui la liberazione sembra dover passare necessariamente attraverso la degradazione. Eppure, nel modo in cui Dušan Zorić e Matija Gluščević raccontano le peregrinazioni della loro protagonista, non si avverte mai un senso di tragica disperazione. Neanche nei momenti più sgradevoli, quelli che rischiano di trasformare la visione in un’esperienza irritante o fastidiosa. Come nella lunga scena degli approcci sessuali nel bagno della discoteca. Semmai, a tratti, si avverte una provocazione programmatica, un po’ gratuita. Ma ad alleggerire c’è il distacco di un tono ironico, irriverente, quasi sovversivo.

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Parlano di “camp”, Zorić e Gluščević. Di gioco deliberato sul cattivo gusto, sull’immaginario più consumato e abusato. Fatto sta che il loro film sta sempre tra il sogno e l’incubo, come una specie di gesto surrealista, di sovversione del senso comune. E attraversa un ampio spettro di registri, dal drammatico al ridicolo e al grottesco. “L’intenzione era di fare un film che mutasse costantemente la propria forma e attraversasse i generi” – spiega Matija Gluščević – “Passando dal dramma agli elementi più surreali, dal fantasy a, non dico l’horror, ma comunque ad accenti più spaventosi. Tutto per rappresenta il viaggio della protagonista, che riguarda il suo stato mentale, il suo subconscio”.

 

Nasce da un progetto portato avanti per cinque anni, l’esordio nel lungometraggio di finzione dei due registi serbi. “Cinque anni di discussioni infinite” – racconta, scherzando, l’attrice protagonista, Ksenija Marinković – “è stata una dura prova, non tanto dal punto di vista fisico, quanto dal punto di vista mentale e per la mia pazienza”. E, in effetti, è lei il perno su cui si regge ogni scena, ogni inquadratura quasi. Tutto sta nella sua capacità di cambiare abito e pelle, di accettare il rischio dell’imbarazzo e dell’abbrutimento. Per arrivare a ribadire, infine, l’integra dignità di un personaggio costretto ai margini. Fino a un’assurda apoteosi finale, un’ascesa in gloria tanto kitsch quanto liberatoria. Perché, alla fine, quello che raccontano Zorić e Gluščević è il percorso di una donna alla scoperta della propria identità, una riappropriazione dopo l’esilio da sé stessa.

L’idea è nata dall’esperienza che abbiamo avuto io e Matija quando siamo andati via da casa e ci siamo separati dalle nostre famiglie di origine. Di solito hai un’idea di tua madre, che cambia quando sei stato via e torni dopo tempo. Guardi le cose con un diverso approccio. Tua madre non è solo colei con cui sei cresciuto, ma è anche una donna che ha la sua vita privata, con i suoi desideri, con i suoi sogni, le sue parole. Questo discorso, ovviamente, riguarda anche la questione dell’identità. Perché questa donna che raccontiamo è anche la rappresentazione di qualcuno di invisibile. Riguarda il fatto che le nostre vite sono costrette in scatole, finché non proviamo l’esigenza di esplorare qualcos’altro”.

È qualcosa che riguarda il problema della solitudine, del vuoto”, aggiunge Ksenija Marinković. “Quando i miei figli sono andati via di casa, ho provato la sensazione di essere persa. E quindi ho avuto il bisogno di riorganizzare la mia vita, mi sono sforzata di pensare che tutto andasse bene, anzi che fossi libera. Poi con il tempo tutto è cambiato, è diventato naturale”. Ecco, è la controparte serie, profonda di un film che sembra sfiorare solo le superfici. Per poi arrivare al cuore profondo di una città e di un personaggio in crisi.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
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Il voto dei lettori
3 (1 voto)
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