Hopper e il tempio perduto, di Ben Stassen e Benjamin Mousquet

Un film leggero e godibile per il pubblico più giovane, in cui azione e avventura diventano funzionali alla ricezione del messaggio ma dal quale ci si aspetterebbe maggiore originalità.

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“I tratti che ci rendono diversi sono quelli che ci rendono speciali.”

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Ben Stassen e Benjamin Mousquet ci raccontano il tema della diversità, del non sentirsi uguali agli altri, attraverso gli occhi di Hopper, una giovane lepre dalle zampe di pollo. Figlio adottivo di Re Peter, Hopper non riesce a identificarsi in un mondo dove o sei lepre o sei pollo, proprio a causa della sua conformazione fisica “un po’ diversa”. Cresciuto con i racconti dei viaggi intrapresi dal padre e con le numerose letture di romanzi d’avventura, il grande sogno del giovane protagonista è diventare il più grande esploratore di tutti i tempi. Ma la scarsa fiducia in sé stesso e il rifiuto verso il suo corpo continuano a bloccare la giovane lepre che tenta in tutti i modi di nascondere la propria identità. Così, le zampe vengono coperte, un cappello alla Indiana Jones nasconde qualche penna sul capo e una giacca di pelle occulta le sue ali. Ma la rocambolesca fuga di prigione del cattivo zio Lapin che minaccia di rovesciare il regno di papà Peter, spingerà Hopper ad intraprendere un epico viaggio per fermare gli oscuri piani di Lapin. Ad accompagnarlo nell’impresa, c’è il suo aiutante e amico Abe la tartaruga, a cui si aggiunge in seguito Meg, una puzzola tanto impavida quanto esperta di arti marziali.

Stassen e Mousquet ci mostrano un viaggio che diventa prima di tutto metafora di una ricerca di se stessi e della propria identità, mai riconosciuta da Hopper. Ma le continue prove davanti alle quali il giovane esploratore non può sottrarsi, gli mostrano sempre di più come ciò che lo rende diverso dagli altri sia in realtà la sua salvezza. Non solo, una volta presa coscienza delle proprie abilità, Hopper riesce a “spiccare il volo”, prendendo coscienza, finalmente, della propria unicità.

Ma per un film che punta così tanto sulla diversità intesa come motore della propria realizzazione ci si aspetterebbe maggiore originalità. Hopper e il tempio perduto, infatti, più che omaggiare il già citato Indiana Jones e la saga di Star Wars, sembra volerne assumere i connotati a tutti i costi. Scena per scena, il genuino omaggio di partenza sfocia in un citazionismo a volte difficile da digerire. Anche da un punto di vista figurativo, le atmosfere e alcuni personaggi rimandano alle grafiche di videogiochi a piattaforme come Temple Run o Angry Birds (questa volta ad essere arrabbiati sono dei maiali).

Nonostante questo, il prodotto finale, firmato NWave Pictures, è sicuramente un film leggero e godibile per il pubblico più giovane, in cui l’azione e l’avventura diventano funzionali alla ricezione del messaggio: è necessario “toglierci cappello e giacca” (come fa Hopper) e mostrarci agli altri per quello che siamo realmente. È la nostra diversità, in fin dei conti, a renderci speciali.

Titolo originale: Hopper et le hamster des ténèbres
Regia: Ben Stassen e Benjamin Mousquet
Voci: Joe Ochman, Mark Irons, Danny Fehsenfeld, Donte Paris
Distribuzione: Sony Pictures Italia
Durata: 91′
Origine: Francia, Belgio, 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.6
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Il voto dei lettori
4 (2 voti)
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