Un gioco estremamente pericoloso, di Robert Aldrich

Il film più moderno e irrequieto di Robert Aldrich, con Burt Reynolds e Catherine Deneuve

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

«Quando abbiamo visto I ragazzi del coro di Robert Aldrich, abbiamo letto alcuni segni canonici, che però “scoppiano” oltre il dato dello schema, ora ridotti all’osso […] ora resi iperrealisti […]. Così il segno va oltre se stesso e si arricchisce; in caso contrario, saremmo rimasti al serial televisivo»

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

G. Turroni, Il cinema vuol dire…

I due film girati in coppia da Robert Aldrich e Burt Reynolds, Quella sporca ultima meta (The Longest Yard, 1974) e Un gioco estremamente pericoloso (Hustle, 1975), si rivelano rivisti oggi tra i testi maggiormente preziosi per la maturazione dell’immaginario (anti)eroistico che poi avrà il suo pieno sviluppo negli anni Ottanta (decennio che, con una lungimiranza da brividi, Aldrich anticiperà lucidamente e implacabilmente con i suoi ultimi quattro film, vere e proprie visioni dal futuro – come ebbe a scrivere Bogdanovich: «Alla fine degli anni ’60 [Aldrich] buttò tutto quello che aveva guadagnato – dal suo maggior successo, The Dirty Dozen – nell’acquisto di uno Studio e nel tentativo di mantenerlo e utilizzarlo. Non funzionò, e Bob non riuscì mai più a riprendere quota. Hustle è il titolo di un interessante film di Aldrich, e ‘azzardo’ diventò uno stile di vita per il regista indipendente. La maggior parte dei suoi film mancati sono più stimolanti dei successi di tanti altri»).
Hustle soprattutto è allora il trattato definitivo della morale aldrichiana, un film

hustle_adrichsmozzicato, a brandelli, che suggerisce strascicandole a mezza bocca le idee disilluse del suo autore sulla condizione umana, fingendo di impegnarsi a seguire un intreccio noir che probabilmente nemmeno esiste, e “dove l’eccesso e la sgradevolezza aldrichiani si integrano alla perfezione con il nuovo
cinema americano” (Emiliani/Altinier, Fughe da Hollywood) – e non solo, dato il riferimento letterale a Un uomo, una donna di Lelouch, e la presenza pulviscolare di Catherine Deneuve…
Mentre disegna i suoi quadretti di quotidiana miseria, Aldrich ha anche modo di schizzare l’immaginario poliziesco che gli seguirà, proponendo forse per la prima volta la coppia di sbirri bianco violento – nero riflessivo, la potente cabrio come simbolo del detective rispettato nel ‘giro’, e la figura del direttore di Polizia (l’amico di sempre Ernest Borgnine) maneggione e menefreghista, che pensa solo a mantenere la sua poltrona e a non infastidire il potente di turno.

E con l’unico finale oramai verosimilmente possibile per l’eroe aldrichiano: «Si vince quando si perde. Se ti vendi andrà tutto bene. Se non lo fai, finirai per perdere tutto: il denaro, la famiglia…Ma soffriresti ancora di più se non prendessi la strada che ritieni essere moralmente nobile. A Bob piaceva questa specie di eroe, il personaggio che non è un eroe in sé, ma è costretto a diventarlo e poi resta l’unico a sapere di aver fatto la cosa giusta. A volte nemmeno la moglie o gli amici lo capiscono…Credo – anzi, so per certo – che Bob ha fatto spesso scelte dannose per la sua carriera. […] Gli Studios aborrivano l’idea della libertà. Il film doveva essere loro, final cut e tutto. Controllo totale: lo facciamo come vogliamo e lo mandiamo in sala. Bob li faceva uscire dai gangheri, quindi non hanno mai veramente riconosciuto il suo talento. La troupe invece gli era fedele: si sarebbero fatti ammazzare per lui. Era duro, severo, scorbutico, ma era un giusto. Era tutto ciò che desideri in un regista. A Hollywood c’erano dei perfidi figli di puttana, come DeMille. Sotto sotto, però, erano solo perfidi, dei bluff. Li potevi neutralizzare. Con Bob invece, se tu cercavi di neutralizzarlo, lui neutralizzava te». Burt Reynolds intervistato da Giulia D’Agnolo Vallan, Filmmakers & Aldrich

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array