Il cattivo poeta, di Gianluca Jodice

Il film di Gianluca Jodice prodotto da Matteo Rovere è un’operazione inattuale, che affonda le radici nelle modalità produttive del passato, nell’affidabilità di meccanismi consolidati

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È il 1936 e il giovane Giovanni Comini viene incaricato da Achille Starace, numero due del Partito Fascista, di sorvegliare Gabriele D’Annunzio, abbarbicato da anni all’interno del Vittoriale, maestosa casa-museo sul lago di Garda, in cui vive in compagnia di pochi fedelissimi, sottoposto a sorveglianza speciale a causa delle sue posizioni dissidenti nei confronti delle scelte politiche di Mussolini e la sua vicinanza a Hitler. Una volta entrato a contatto col Vate però, l’assoluta fiducia di Comini nei confronti del Partito vacillerà, affascinato dalla personalità e dalle idee del poeta.
Sergio Castellitto interpreta un D’Annunzio nella stagione della senilità, affaticato, malato, vittima di una vita dissoluta di cui si porta addosso gli strascichi, invecchiato e fragile nel corpo, intellettualmente rassegnato ma a tratti ancora mosso dagli ultimi residui d’orgoglio patriottico, la cui rappresentazione si esaurisce nell’andatura claudicante e incerta, nel cranio rasato e nel volto segnato dell’attore, che da tempo ormai assurge a simulacro della storia d’Italia, attraverso le numerose interpretazioni di personaggi realmente esistiti (Don Milani, Padre Pio, Enzo Ferrari, Rocco Chinnici, Aldo Moro…). Non a caso tutte produzioni per la televisione. In questo senso il film di Jodice si avvicina molto più ad una destinazione televisiva che cinematografica, sfavorito forse dal lungo periodo di stasi a cui è stato sottoposto (l’uscita era prevista per novembre ma è stata rimandata a causa del Covid) che ne ha limitato l’effettiva resa sul grande schermo, facendolo sembrare inattuale.

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Certamente dal punto di vista produttivo c’è l’intenzione di recuperare un certo modo di fare cinema legato al passato. E la matrice targata Groenlandia di Matteo Rovere è più che riconoscibile. Fin dalla fase di scrittura, con l’analisi dei manoscritti dannunziani per la stesura dei dialoghi, il Vittoriale come teatro di posa, espressione massima dell’atmosfera di morte e decadimento che non è solo fulcro della narrazione, ma anima stessa del film, che diviene elogio funebre e funereo. La messinscena è studiatissima, con Jodice che usa le architetture fasciste come linee prospettiche per la regia. Tutto ne Il cattivo poeta è sintomo di una targetizzazione precisa del pubblico di riferimento, dalla scelta di Castellitto come protagonista, all’ambientazione storica, rimarcata addirittura dalla divisione in capitoli che ne sanciscono gli estremi temporali.
E se, come detto nell’ incontro di presentazione del film, il film di Jodice è uno dei cavalli di punta su cui è stata costruita la retorica della ripartenza della sala, forse dovremmo interrogarci sul tipo di cinema da cui stiamo ripartendo. Un cinema che affonda dichiaratamente le proprie radici nel passato, nella sicurezza dell’affidabilità, nei meccanismi produttivi consolidati, seguendo linee guida già tracciate. E che forse preferisce affidare allo streaming le produzioni più rischiose.

Regia: Gianluca Jodice
Interpreti: Sergio Castellitto, Francesco Patanè, Tommaso Ragno, Clotilde Courau, Fausto Russo Alesi, Massimiliano Rossi, Elena Bucci, Lidiya Liberman, Janina Rudenska, Lino Musella
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 106′
Origine: Italia, 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.6

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
2.4 (20 voti)
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