"Il matrimonio di Tuya" di Wang Quan An

Sintesi miracolosa tra l'apertura paesaggistica dal respiro western e il minimalismo neorealista di una storia privata, il film vincitore dell'Orso d'oro a Berlino 2007 è una dichiarazione d'amore verso una donna e una nazione, di cui traccia la disgregazione e la bellezza, celebrando la resistenza al tempo che passa, la persistenza dell'uomo alla vita

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Da principio l'epilogo: un pianto troppo a lungo trattenuto dalla protagonista, che esplode lasciando il film aperto e geometricamente chiuso allo stesso tempo. Quasi una lettura sacrificale profondamente cristiana e immanente quella che il cinese Wang Quan An concede alla vicenda della sua Tuya, donna sposata con un uomo malato che, per continuare a curare i suoi terreni in una regione della Mongolia Interna cinese e a prendersi cura dei suoi figli, si vede costretta a divorziare, per poi cercare un uomo in grado di badare alla sua casa e alle persone che ama (ex marito compreso).

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Il regista affronta emozioni con la partecipazione e il rispetto di chi ama i volti e i luoghi del film, senza correre il rischio di cadere nel facile patetismo o nella descrizione folcloristica. E' anzi un rigore fortemente umanistico a muovere il racconto di Il matrimonio di Tuya, il film che la giuria presieduta da Paul Schrader ha deciso, a sorpresa, di premiare con l'Orso d'oro a Berlino 2007.


Il film di Wang Quan An scopre una sintesi quasi impossibile tra l'apertura paesaggistica dal respiro western e il minimalismo neorealista di una storia privata. Come se la scrittura – in realtà molto più curata di quanto possa apparire in superficie, anche per l'apporto dell'esperto Lu Wei, già sceneggiatore di Zhang Yi-Mou e Chen Kai-Ge  – riuscisse miracolosamente a fondersi con la contingenza delle location naturalistiche e a dare all'intera opera una meravigliosa erranza tra interno ed esterno, particolare ed universale, la parabola umana e l'incantata trasfigurazione di un luogo. Quella de Il matrimonio di Tuya si propone allora come una sfida quasi impossibile – e proprio per questo miracolosa – tra l'assoluto e il particolare, l'affresco documentaristico e la drammaturgia pensata. Opposti la cui unione non si rivela tanto il frutto di un freddo calcolo programmatico, quanto il prodigio conclusivo di un'operazione che cerca di vivere a ogni inquadratura perché sospinta dalla necessità di amare.


Impossibile allora non leggere il film di Wang Quan An come dichiarazione d'amore per una donna (Tuya) e per una nazione (la Cina e, in particolar modo, la regione mongola) che sta trasformandosi a vista d'occhio. Di entrambe Il matrimonio di Tuya traccia la disgregazione e la bellezza, e celebra la resistenza al tempo che passa, la persistenza dell'uomo alla vita.


Titolo originale: Tu ya de hun shi


Regia: Wang Quan An


Interpreti: Yu Nan, Peng Hongxiang, Ba Te Er, Sen'ge, Zhaya
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 96'


Origine: Cina, 2006


 

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