"Il mio miglior nemico", di Carlo Verdone

Il confronto generazionale appare debole e appaiono stonate le virate verso il dramma. I momenti più riusciti sono per merito del consumato mestiere del cineasta, anche cinico nel rappresentarsi. Ma alla fine ci sono degli incontri che non funzionano. Per quanto riguarda il cinema di Verdone, Muccino ci sembra uno di questi.

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La voce fuori-campo di Orfeo, il giovane ragazzo che sta per essere portato in ospedale da Achille, sembra anticipare le forme di una feroce black-comedy. E, almeno all'inizio, Il mio miglior nemico lascia questa illusione per il modo spietato in cui rappresenta i due protagonisti, per la velocità in cui gli distrugge tutto. Orfeo (Muccino) è figlio di una cameriera d'albergo che viene licenziata dal top manager Achille De Bellis (Verdone) dopo che è stata accusata del furto di un computer. La donna cade in depressione e il ragazzo decide di vendicarsi dell'uomo che ha ridotto la madre in questo stato. Nel giorno del suo 25° anniversario di matrimonio, porta le foto che smascherano la sua relazione clandestina con la moglie del cognato. Tra Orfeo e la figlia di Achille nasce poi un'attrazione.

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Sfortunatamente il cinema di Verdone ha mostrato spesso i suoi limiti quando la commedia scivola nel dramma (come Stasera a casa di Alice) e quando non c'è una scrittura in grado di controllarla. Negli ultimi due film precedenti a Il mio miglior nemico, all'abituale coppia composta da Verdone e Pasquale Plastino, si erano affiancati De Bernardi e Satta in Ma che colpa abbiamo noi e soprattutto Francesca Marciano in L'amore è eterno finché dura (uno dei suoi migliori film) che erano riusciti a trovare un felice equilibrio tra questi due generi, creando un'efficace rappresentazione dei conflitti all'interno dell'universo familiare. In Il mio miglior nemico Verdone si è fatto affiancare alla sceneggiatura da Silvia Ranfagni e soprattutto da Silvio Muccino, che ormai scrive spesso i film che interpreta. Ne è venuto fuori alla fine un film estremamente debole, con segni di stanchezza nello svolgimento di alcuni momenti inizialmente comici (la sequenza del 25° anniversario con la moglie) e con punte melodrammatiche che danno l'impressione di essere stonate, come il rapporto tra Orfeo e la madre.


Certamente Verdone, qui al suo 20° film, è sempre un attore/regista di razza, ha in sé una scuola e una classe dove alla fine appare un gigante rispetto a Muccino. E' lui che traina le scene più divertenti del film, soprattutto quella in cui ritorna in ospedale con i medici che lo prendono in giro. Rispetto al passato inoltre Verdone ha il merito di essere sempre più cinico ogni volta che inquadra il personaggio da lui stesso interpretato. Però in molti casi anche la comicità di molti momenti appare diluita anche visivamente (il cognato che entra nella sua stanza e Achille che ha il computer acceso con la foto di lui in atteggiamenti compromettenti con la moglie) e inoltre a essere ingombrante appare proprio Muccino, che riporta sulla scena quasi dei frammenti dei suoi desideri e delle ansie sentimentali di Che ne sarà di noi e Manuale d'amore. Il mio miglior nemico si trasforma poi in una specie di road-movie in cui Verdone e Muccino sembrano ricreare quel rapporto padre-figlio tra Sordi e lo stesso Verdone in In viaggio con papà. Da Roma i set del film si moltiplicano, da Sabaudia al lago di Como, da Ginevra a Istanbul. Ma la frantumazione dello spazio di Il mio migliore nemico appare soltanto come l'effetto di una scrittura apparentemente privata ma in realtà più urlata (la ricerca del padre per Orfeo; quella della figlia per Achille) e restano soltanto ombre invece di quella grazia della mutazione spaziale (in quel caso verso Budapest) di Io e mia sorella.


Ci sono degli incontri che, nel corso di una carriera, non funzionano. Per quanto riguarda il cinema di Verdone, Muccino ci sembra uno di questi.


 


Regia: Carlo Verdone


Interpreti: Carlo Verdone, Silvio Muccino, Ana Caterina Morariu, Agnese Nano, Paolo Triestino


Distribuzione: Filmauro


Durata: 110'


Origine: Italia, 2006

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