"Il mio viaggio procede verso il riscatto ma passa attraverso follia, dolore e morte". Incontro con Pippo Delbono

La rappresentazione di Questo buio feroce al Teatro Stabile di Napoli è stata accompagnata da una piccola retrospettiva sulla produzione video dell'autore: da "Il silenzio" a "Guerra" fino a "Grido". Ce ne parla Delbono in un incontro esclusivo

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di Giuseppe Sedia

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La rappresentazione dell'ultimo spettacolo di Pippo Delbono Questo buio feroce al Teatro Stabile di Napoli è stata accompagnata da una piccola retrospettiva sulla produzione video dell'autore teatrale: Il silenzio (2000) registrazione di uno spettacolo allestito sul Cretto di Alberto Burri a Ghibellina, paese siciliano devastato dal terremoto nel 1968, Guerra (2003) un documentario sulla tournée della compagnia di Pippo Delbono in Palestina,vincitore del David di Donatello 2004 come miglior documentario, e Grido (2006) film autobiografico presentato in pellicola al Festival del Cinema di Roma. In occasione di un incontro dietro le quinte abbiamo avuto l'opportunità di intervistare l'autore.


Avevi già girato qualcosa prima di realizzare il documentario Guerra?


Nel 1995 ho presentato al Festival di Riccione L'India che danza, un mediometraggio in S-VHS sulle danze tradizionali nella regione indiana del Rajasthan, a testimonianza della mia ricerca decennale sulle espressioni corporee e le tradizioni recitative del teatro orientale come le danze balinesi ed il teatro Kabuki.


Hai mai pensato di utilizzare installazioni video oppure proiezioni audio-visive nella messa in scena dei tuoi spettacoli?


Fino ad ora non mi è mai capitato, tuttavia non posso escludere nulla per il futuro. Sono aperto a qualunque forma di contaminazione purché non venga snaturata quella componente di espressività propria al mezzo teatrale.

Nelle sue Notes sur le cinematographe Robert Bresson ha scritto che un attore utilizzato al cinema come su un palco è come 'fuori di sé' e la sua immagine sarebbe dunque vuota. Come pensi si possa riprodurre la fisicità dell'azione teatrale su uno schermo?

Anche se la fisicità di un corpo al cinema è mediata dalla sua immagine, questo corpo è comunque rappresentazione di un volume in movimento che (re)agisce conservando la sua carica emotiva come nella celebre scena del volo kubrickiano in 2001: Odissea nello spazio.


A proposito del tuo penultimo lavoro video hai dichiarato: "Guerra non è un documentario, non è il racconto di quel viaggio". Potresti spiegarci meglio cosa intendevi con questa precisazione?


Guerra non può essere considerato un documentario tout court nella misura in cui non si tratta della semplice registrazione di una rappresentazione teatrale, come nel caso del video tratto dallo spettacolo Il silenzio. Il montaggio di Guerra obbedisce ad una 'logica poetica' fatta di suggestioni frammentarie. Se non altro, con questo lavoro, ho tentato di evitare le catarsi facili e i picchi emotivi del cinema di finzione per raccontare con un sguardo ingenuo le diverse (il)logiche che guardano alla guerra con uno sguardo ingenuo…


Avete incontrato qualche difficoltà a girare nei territori israelo-palestinesi?


Nessun problema per girare in questi luoghi anche perché il direttore della fotografia Paolo Santolini era reduce dalle riprese per la trasmissione televisiva Turisti per caso e quindi abituato a ben altre condizioni di lavoro. In modo particolare mi ricordo che abbiamo girato per un pomeriggio intero l'incontro festoso di Gianluca con alcuni bambini palestinesi (Gianluca Ballaré è un membro della compagnia di Delbono affetto da sindrome di Down, ndr).


In Grido la macchina da presa sembra quasi braccare i luoghi, i corpi, gli oggetti…


Realizzando Grido mi piaceva l'idea di raccontare il mio incontro con Bobò (un attore sordomuto conosciuto in un manicomio ad Aversa, ndr). Le inquadrature del film catturano la precarietà di questo incontro ma registrano anche la speranza di un riscatto della vita attraverso l'arte. Un riscatto possibile solo se troviamo il coraggio di osservare le immagini di questo viaggio attraverso la follia, il dolore e la morte…

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