"Il richiamo", di Stefano Pasetto


Il femminile salverà il mondo? Chissà. Di certo Pasetto e la sua sceneggiatrice Veronica Cascelli lo identificano con la libertà e con la fuga da un maschile affabile ma inadeguato. Inadeguato a cosa? Questo è il dilemma e il punto debole del film di Pasetto. Il richiamo più forte è senz’altro quello delle due attrici: a una Francesca Inaudi a volte troppo sbarazzina-smorfosietta si contrappone una perfetta, matura Sandra Ceccarelli

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Italiane a Buenos Aires. Lucia, ex-insegnante di piano convertita hostess, è la moglie di un medico divorata dal desiderio di un figlio che non riesce ad avere e da un male sottile non ancora diagnosticato. Lea è più giovane, vive con un fidanzato tatuatore affettuoso dedito all'hashish, e accumula i soldi che guadagna in un disumano allevamento di polli, sospesa tra l'attesa di un padre musicista e girovago che lei idolatra e la speranza di raggiungere la Patagonia come aiutante di un gruppo di biologi. Le loro vite restano appese per un po' e poi si incontrano. L'innesco è quello, più o meno prevedibile, che porta all'esplosione, alla ricerca di libertà/verità, alla fuga.

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Il femminile salverà il mondo? Chissà. Di certo Pasetto e la sua sceneggiatrice Veronica Cascelli lo identificano con la libertà e con la fuga da un maschile affabile ma inadeguato. Inadeguato a cosa? Questo è il dilemma e il punto debole del film di Pasetto. Dal cinereo sguardo metropolitano di Buenos Aires all'immenso respiro della Patagonia. Il rischio è quello della love-story lesbo post scoperta della tanto vaneggiata "libertà", identificata con la scoperta dell'essere altro da come "la società" ci vuole, e dunque dalla rivelazione dell'esser gay, epifania scontata nel suo politicamente corretto: rischio sfiorato pesantemente in più di un'occasione, ma tutto sommato tenuto a bada da una regia rigorosa, capace di non cedere allo scivolone facile.

Dopo un bell'incipit, fatto di sequenze nette, lineari, e con la promessa del racconto di due donne che già solo per motivi geografici poteva essere davvero controtendenza, la tentazione della fuga- viaggio iniziatico con tanto di barca malmessa e carta di credito fatta a pezzi prende, ahinoi, il sopravvento. Soprattutto dispiace che prenda il sopravvento la tendenza della "svolta speculare" – lo specchio, portato rocambolescamente sotto braccio da Francesca Inaudi in biciletta, si sostituisce al volto dell'attrice per far apparire la "maestra di piano" Ceccarelli quando quest'ultima apre la porta di casa –, dell'incontro tra donne che si specchiano e "rinascono" in una simmetria (finto)libertaria che tanto piace e tanto va di moda al cinema e in letteratura. Pasetto si riprende alla fine, con un'ulteriore fuga dalla fuga, anche se lascia in piedi tanta confusione. Il richiamo più forte è senz’altro quello delle due attrici: a una Francesca Inaudi a volte troppo sbarazzina-smorfosietta si contrappone una perfetta, matura Sandra Ceccarelli. Grazie a loro l'anima femminile del film riesce ad essere vera.

 

Regia: Stefano Pasetto
Interpreti: Sandra Ceccarelli, Francesca Inaudi, César Bordòn, Guillermo Pfenning, Arturo Goetz, Ilda Bernard, Julieta Cardinali
Durata: 93'
Distribuzione: JP Entertainment
Origine: Italia, 2012

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